Enciclopedia: la voce Arte


Questo brano è tratto da una grande ed importante opera del ´700: l´Enciclopedia. Si tratta di ben 35 volumi pubblicati in Francia fra il 1751 ed il 1780: è un´opera compilata a più mani, risultato della collaborazione di numerosi studiosi quali filosofi, letterati, scienziati, esperti di politica e di economia. Vi è espresso tutto lo spirito della filosofia che nasce in Francia in questo periodo: l´Illuminismo.
Come avviene nelle attuali enciclopedie, gli argomenti sono affrontati attraverso termini specifici, messi in ordine alfabetico per una facile e rapida consultazione.

Le arti nel ´700
Alla voce arte, scritta dal filosofo Diderot, leggiamo quanto segue.
" … Si è cominciato col fare osservazioni sulla natura, l´utilità, l´uso, le qualità degli esseri e dei loro simboli; poi si è dato il nome di scienza, di arte o disciplina in generale al centro, o punto di convergenza, al quale si sono rapportate le osservazioni che si erano fatte per formare un sistema di regole o di strumenti, e di regole tendenti ad uno stesso scopo; perché ecco cos´è una disciplina in generale.
Esempio: si è riflettuto sull´uso e l´impiego delle parole e si è quindi inventata la parola grammatica. Grammatica è la denominazione di un sistema di strumenti e di regole relativi a un oggetto determinato; questo oggetto è il suono articolato, i segni della parola, l´espressione del pensiero e tutto ciò che vi ha rapporto: lo stesso vale per le altre scienze o arti.
"

Vediamo che nel ´700 il termine arte ha un significato diverso da quello attuale. Oggi per arte s´intende l´attività libera e creativa di quanti si impegnano a produrre opere originali, uniche, in campi diversi, come la letteratura, la pittura, la musica. In passato l´arte aveva lo stesso senso di termini come disciplina o scienza. Per capire che cosa sia un´arte, è utile l´esempio di Diderot che fa presente che la grammatica è un´arte, in quanto è l´insieme delle regole e dei meccanismi mentali, che insegnano ad usare correttamente suoni articolati, nomi - detti i segni della parola -, espressioni del pensiero.

Arte e scienza
Continuiamo con la lettura.
"Origine delle scienze e delle arti.
L´industria dell´uomo applicata alla produzione della natura, per i suoi bisogni, il suo lusso, il suo divertimento o la sua curiosità, ecc., ha dato luogo alle scienze e alle arti; questi punti di convergenza delle nostre differenti riflessioni hanno avuto le denominazioni di scienza ed arte… Se l´oggetto va eseguito, l´insieme e la disposizione tecnica delle regole secondo le quali va eseguito si chiamano arte.
Se l´oggetto viene considerato soltanto sotto diversi aspetti, l´insieme e la disposizione tecnica delle osservazioni relative a questo oggetto si chiamano scienza….
"

Qui si chiarisce la differenza fra arte e scienza. Tutte e due derivano dai bisogni, necessari o superflui, che vengono soddisfatti dalla laboriosità dell´uomo, il quale s´ingegna per produrre oggetti, in base a quanto può offrire la natura. L´arte, però, riguarda l´aspetto produttivo, poiché riassume le regole volte alla esecuzione di determinati procedimenti.
Insegna a costruire un determinato oggetto o anche a svolgere una determinata azione, come quella di elaborare frasi chiare, come succede con la grammatica. La scienza invece è teorica, poiché è sintesi di conoscenze, ossia dell´insieme di tutte le osservazioni e le esperienze riguardanti un oggetto.

Arti liberali e arti meccaniche
Dice ancora Diderot.
"Distribuzione delle arti in liberali e meccaniche.
Esaminando i prodotti delle arti, ci si è accorti che alcuni apparivano più il prodotto dello spirito che della mano, e altri al contrario più il prodotto della mano che dello spirito. Questa è in parte l´origine della preminenza che è stata accordata ad alcune arti rispetto ad altre, e la distribuzione in arti liberali e arti meccaniche. Questa distinzione, quantunque ben fondata, ha prodotto un cattivo risultato, avvilendo uomini stimabilissimi ed utilissimi, e rafforzando in noi non so quale pigrizia naturale, che ci ha portato facilmente a ritenere che applicarsi in maniera costante e continua ad esperienze ed oggetti particolari rappresentasse una rinunzia alla dignità dello spirito umano; e che praticare o anche solo studiare le arti meccaniche significasse abbassarsi a cose, la cui ricerca è faticosa, la mediazione ignobile, l´esposizione difficile, il commercio disonorevole, il numero inesauribile ed il valore infimo. Questo pregiudizio tendeva a riempire le città di orgogliosi ragionatori e di inutili contemplatori e le campagne di tirannelli ignoranti, oziosi, sprezzanti. Ma non la pensano così né Bacone, uno degli uomini più geniali d´Inghilterra, né Colbert, uno dei più grandi ministri delle finanze, né infine i buoni spiriti e gli uomini saggi di tutti i tempi……
"

In questo punto si affronta uno degli argomenti più cari agli studiosi del ´700: l´importanza delle conoscenze tecniche e produttive. Si parte da una distinzione, che risale al Medio Evo, fra le arti liberali - più di tipo intellettuale, poiché vi prevale lo spirito - e quelle meccaniche - dove la mano sembra prevalere sullo spirito-. Nelle scuole medioevali le arti liberali hanno rappresentato la preparazione di base per l´uomo colto e hanno compreso le discipline della grammatica, retorica, dialettica, oltre a quelle della aritmetica, geometria, musica ed astronomia. Considerate superiori a quelle meccaniche, hanno portato ad un pericoloso pregiudizio, quello di ritenere vili tutte le attività produttive, che sono diventate appannaggio delle gente umile, legata alla fatica del lavoro quotidiano. Questo non ha favorito la laboriosità dei ceti più elevati, fra cui alcuni hanno scelto la via degli elevati pensieri teorici, altri quella delle attività militari e del potere dispotico. Qui si fa allusione alla divisione della società che la Francia del Settecento ha ereditato dal Medio Evo: gli orgogliosi ragionatori, dediti ad una cultura poco interessata agli aspetti pratici, sono il ceto del clero; i tirannelli oziosi ed ignoranti sono la nobiltà; quelli che praticano le arti meccaniche costituiscono il cosiddetto terzo stato, ossia tutti quanti producono e concorrono al benessere materiale di tutto il paese. Qualcosa di nuovo, però, è avvenuto fra gli ultimi secoli del Medio Evo e quelli iniziali dell´Età Moderna: dal gruppo di chi lavora si è sviluppata una nuova classe sociale, la borghesia, che fonda prima la sua ricchezza e poi anche il suo prestigio sulle attività produttive e commerciali.
L´Illuminismo rispecchia la mentalità della borghesia settecentesca che, ormai consapevole della sua forza, si adoprerà per eliminare i residui del passato. Per intenderci quel sistema noto come Ancien Régime, che cadrà con la rivoluzione francese.
Nel brano vengono esaltati due grandi uomini: un inglese che è Francis Bacon, vissuto fra il ´500 ed il ´600, fondatore di una filosofia, che rivaluta l´esperienza contro l´astratta speculazione e l´importanza della tecnica per creare il dominio dell´uomo sulla natura; l´altro, un francese, che è stato il ministro delle finanze sotto il re Luigi XIV.

Colbert
Leggiamo le parole di Diderot.
"Colbert considerava l´industria dei popoli e le creazioni di manifatture come la più sicura ricchezza del paese. A giudizio di coloro che oggi hanno idee sane sul valore delle cose, colui che ha popolato la Francia di incisori, pittori, scultori ed artisti di ogni genere e ha imitato dagli inglesi la macchina per fabbricare le calze, dai genovesi il velluto, dai veneziani i vetri, non ha fatto meno per lo stato di coloro che hanno sconfitto i nemici ed hanno conquistato le loro piazzeforti. Agli occhi del Filosofo (cioè l´illuminista) vi è forse maggior merito reale nell´aver fatto nascere i Le Brun, i Le Sueur e gli Audran, nell´aver fatto dipingere e incidere le battaglie di Alessandro e riprodurre su arazzi le vittorie dei nostri generali, che nell´aver riportato le vittorie medesime"

Jean-Baptiste Colbert, borghese di origine, a fine Seicento diventa uno dei più importanti ministri di Francia, per le sue ampie competenze che vanno dalle finanze all´economia, all´organizzazione delle arti e delle scienze.
Nel brano si allude alle teorie economiche del Colbert, dette appunto colbertismo o anche mercantilismo. Per il ministro la ricchezza dei popoli consiste soprattutto nelle loro capacità produttive e per questo promuove tutta una serie di iniziative economiche, fra cui lo sviluppo delle cosiddette manifatture reali. L´industria francese viene favorita e riesce a far concorrenza agli artigiani inglesi, veneziani, genovesi, anzi in certi casi li supera. Punta soprattutto su costosi beni di lusso, che vengono collocati sul mercato europeo per attirare abbondante denaro dai paesi stranieri: tutto per aumentare la ricchezza della Francia. Se poi ricordiamo che Colbert ha anche l´incarico di provvedere alla costruzione della fastosa reggia di Versailles, comprendiamo come il ministro vada alla continua ricerca di artisti ed artigiani, come il pittore Le Brun o l´incisore Audran, da valorizzare e ovviamente da sovvenzionare.

Esaltazione delle arti meccaniche
Così conclude Diderot.
" Mettete su un piatto della bilancia i vantaggi reali delle scienze più sublimi e delle arti più onorate, e sull´altro quelli delle arti meccaniche, e troverete che la valutazione fatta degli uni e degli altri non corrisponde al giusto rapporto dei rispettivi vantaggi, in quanto si sono sempre lodati di più gli uomini occupati a farci credere che siamo felici, che quelli occupati e fare in modo che lo siamo effettivamente. Quanta bizzarria nei nostri giudizi! Esigiamo che ci si occupi utilmente e disprezziamo gli uomini utili."

Che singolare osservazione! Da qui emerge un altro aspetto dell´Illuminismo, che lancia le sue frecce avvelenate contro un clero, criticato e combattuto per i numerosi privilegi, di cui gode. Esso è considerato fondamentalmente inutile, anzi persino dannoso: crea solo l´illusione della felicità, puntando sulle speranze e sulla fede. L´illuminista apprezza di più chi umilmente e faticosamente s´impegna giorno per giorno a procurare una felicità, magari limitata, ma effettiva per tutti: la tecnica ha il dovere di migliorare le condizioni di vita dell´umanità.

Come organizzare le manifatture
Leggiamo ancora.
"Della superiorità di una manifattura su un´altra.
Ciò che darà la superiorità ad una manifattura rispetto ad un´altra sarà soprattutto la qualità delle materie prime impiegate, unita alla celerità del lavoro e alla perfezione del prodotto. Quanto alla qualità delle materie prime è un problema di ispezione. La rapidità del lavoro e la perfezione del prodotto dipendono unicamente dal numero di operai impiegati.
Quando una fabbrica conta numerosi operai, ciascuna operazione viene assolta da un operaio differente. Quest´operaio non fa e non farà in vita sua che una sola e unica operazione, per cui ogni operaio eseguirà bene e con rapidità il proprio lavoro, ed il prodotto migliore sarà anche quello più a buon mercato. D´altra parte il gusto e la maniera si perfezionano necessariamente quando gli operai sono molti, perché è difficile che non ve ne siano alcuni capaci di riflettere, combinare e trovare infine il solo mezzo che possa metterli al di sopra dei loro colleghi; il mezzo cioè per risparmiare materiale, guadagnare tempo o far progredire l´industria con una nuova macchina oppure con una manovra più semplice. Se le manifatture straniere non possono concorrere con quelle nostre di Lione, non è perché all´estero si ignori come vi si lavora: dunque gli stessi telai, la stessa seta e grosso modo la stessa pratica, ma a Lione vi sono 30.000 operai riuniti che si occupano tutti della lavorazione dello stesso materiale.
"

Fino al ´700 l´attività produttiva è di tipo artigianale, cioè basata sull´abilità manuale degli operai; solo in seguito, quando si useranno le macchine che sostituiscono il lavoro umano in molte operazioni, l´economia conoscerà un profondo cambiamento: la rivoluzione industriale. La Francia illuminista è già in una fase che mette le premesse per questa rivoluzione, alla quale però arriverà solo nel secolo successivo. La prima economia che conoscerà la rivoluzione industriale sarà, a fine ´700, quella inglese.
Questo brano affronta problemi che già anticipano le questioni della futura industria, impegnata ad offrire beni di buona qualità ad un prezzo conveniente. Circa le manifatture, sostiene che la superiorità di una attività manifatturiera dipende da tre fattori: la qualità delle materie prime, la celerità del lavoro, la perfezione del prodotto. Sul primo fattore si limita ad osservare che le materie prime dipendono dalle capacità che un paese ha nel reperirle - forse anche in paesi stranieri, come quelli extraeuropei-.
Circa gli altri due fattori, questi dipendono dall´organizzazione della fabbrica, che si deve basare su un grande numero di operai e sulla divisione dell´attività produttiva in tante fasi e operazioni. Dove sono molti i lavoratori messi insieme e coordinati fra di loro, ogni operaio si dedica ad una sola operazione che impara ad eseguire bene ed in fretta: questo migliora il prodotto ed abbassa i costi. Basti pensare alle seterie della città di Lione, che con le loro decine di migliaia di lavoratori hanno superato le seterie di altri paesi - ricordiamoci che fra gli altri paesi è compresa anche l´Italia -. Ecco il tema della concorrenza! Siamo ormai quasi vicini al mercato concorrenziale della futura rivoluzione industriale.
Diderot azzarda anche una speranza: la divisione del lavoro, insieme con la concentrazione dei lavoratori, potrebbe essere anche un fattore di miglioramento tecnologico. Fra molti operai è più facile che si distingua l´uomo geniale, che inventa una nuova macchina o propone una procedura di lavoro più rapida. Questa previsione fa allusione al lavoratore-artigiano del ´700, che avrà un ruolo importante nella futura rivoluzione industriale: le nuove macchine che saranno introdotte, per esempio, nel campo della tessitura non deriveranno dai contributi di scienziati o di studiosi di fisica o di matematica, ma da semplici artigiani, che alla luce della loro esperienza sapranno mettere a punto i telai e i filatoi meccanici.



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