Scapa Flow 1919,
incredibile fine della marina da guerra tedesca (1° parte)


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Scapa Flow è un porto delle isole Orcadi - arcipelago settentrionale della Gran Bretagna - che è stato, soprattutto durante le due guerre mondiali del Novecento, una importante base militare della marina inglese.
Gli anni 1918-1919 hanno rappresentato per Scapa Flow e per la flotta inglese - la grande Royal Navy - un momento di gloria: la vittoria dell’Inghilterra nella I guerra mondiale e la conferma del predominio inglese sui mari.
Ma vi è di più! Sempre a Scapa Flow nel 1919 si è consumato un fatto, quasi incredibile, riguardante la grande rivale della Royal Navy, cioè la Flotta d’Alto Mare tedesca - la Hochseeflotte - che, sconfitta e consegnatasi proprio a Scapa Flow ai vincitori inglesi, si è autoaffondata distruggendo un buon numero delle migliori navi da guerra dell’epoca.

DUE GRANDI MARINE
Qual è la storia della marina inglese e tedesca nel primo Novecento?
Si tratta di due storie molto diverse, come diversi sono stati i fatti del passato inglese e tedesco.
Inghilterra
La Gran Bretagna fra l’Ottocento ed il Novecento è la più grande potenza navale e coloniale dell’epoca, nota come la “Balena”, che domina i mari ormai da due secoli. Ha iniziato la sua gloriosa storia fin dal lontano ’500, confrontandosi con la più forte marina dell‘epoca: l’Armada spagnola. Il regno inglese, non ancora forte e temibile, sotto l’abile regina Elisabetta I Tudor riesce nel 1588 a sconfiggere la potente Spagna del re Filippo II d’Asburgo, il quale con la certezza di liberarsi della ostile Inghilterra ha allestito una straordinaria flotta militare, detta proprio la “Invencible Armada“ - che però alla prova dei fatti si rivelerà tutt’altro che invincibile -.
La Spagna è il grande regno, che nel ‘500 domina sia sul continente europeo, sia sull’Atlantico e sul Pacifico, su cui si affacciano le sue estese colonie d’oltre mare; ma dopo la sconfitta subita dall’Inghilterra va incontro ad una battuta d’arresto, cui segue nel secolo successivo un irreversibile declino. Si riversano sui mari le energie degli altri popoli marinari: gl’inglesi, gli olandesi, i francesi. In questa lotta gli inglesi trionfano su tutti, diventando nell’Ottocento una superpotenza con la marina più forte del mondo, che però a fine secolo e in quello successivo dovrà affrontare prove difficili, molto difficili.
Germania
La Germania ha un diverso passato, poiché nella sua storia non diviene presto un forte stato unitario, ben organizzato come l’Inghilterra, ma mantiene per secoli la vecchia struttura di origine medioevale dell’Impero Germanico. Una struttura costituita da tanti stati e staterelli tenuti insieme solo di nome, ma di fatto profondamente divisi e lontani dal costituire una solida compagine politica. Solo con l’Ottocento si assiste ad una inversione di rotta e in breve, fra il 1860 ed il 1871, è raggiunta l’unificazione di tutta la Germania. Grazie ad un regno del nord-est, la Prussia, ed al talento di un famoso uomo politico, Otto von Bismarck, si crea un grande stato tedesco. E’ il nuovo Reich, il nuovo impero che si forma superando vittoriosamente due guerre: prima contro l’impero austriaco degli Asburgo nel 1866, poi contro quello francese di Napoleone III nel 1870.
Nel 1871 è imperatore della Germania unita Guglielmo I: appartiene alla dinastia degli Hohenzollern ed è affiancato dal cancelliere - cioè dal capo del governo - che è ovviamente il Bismarck.
Questo è un fatto nuovo nella storia europea. La Francia per la prima volta si trova ai confini orientali non l’insieme debole e disorganico di tanti piccoli stati, ma la compatta struttura di un grande impero, che fra l’altro, avendo vinto Napoleone III, le ha tolto due ricche regioni: l’Alsazia e la Lorena.
Inoltre il nuovo stato tedesco diventa un potente paese industriale, recuperando in poco tempo il ritardo economico che ha nei confronti di Inghilterra e Francia, i due stati che in Europa si sono industrializzati per primi.
Con acume politico il cancelliere Bismarck comprende che la grande Germania, posta proprio al centro del continente europeo, è circondata da potenze ostili: avverte l’odio delle Francia, la diffidenza dell’Inghilterra, le preoccupazioni della Russia zarista. Per questo in politica estera opera con cautela e moderazione, per impedire l’alleanza fra i tre stati ostili all‘impero tedesco. Bismarck evita progetti espansionistici aggressivi, che possano allarmare i vicini, e per 20 anni si dedica soprattutto a rafforzare internamente il paese, creando appunto la grande Germania bismarckiana.
Ma tutto cambia con la morte di Guglielmo I e la successione del nuovo imperatore Guglielmo II, che licenzia il Bismarck, visto ormai come un politico di vecchio stampo. Inizia la cosiddetta epoca guglielmina, che abbandona la visione bismarckiana di una Germania soddisfatta della grandezza raggiunta e si avventura pericolosamente verso un attivo espansionismo, alla ricerca di terre da colonizzare e di mercati in cui riversare i prodotti della avanzata industria tedesca.
E’ inevitabile l’attrito fra la Germania e le altre potenze europee, che proprio a fine Ottocento cercano di aumentare il più possibile le loro aree di influenza nel mondo e i loro possedimenti d’oltre oceano. E’ la fase definita “l’età dell’imperialismo“, in cui la Germania, che in passato non ha partecipato alle lotte coloniali avvenute fra il ’500 e il ’700, si trova meno preparata rispetto a Francia, Inghilterra e Russia, che da secoli hanno messo a punto efficaci tecniche politiche e militari per espandersi in qualunque parte del mondo.

DUE AMMIRAGLI: Von Tirpitz e Fisher
Per l’Europa il fatto più allarmante della politica tedesca è il progetto di costruire una grande marina da guerra. Progetto dell’ammiraglio Alfred von Tirpitz, che con capacità ed energia riesce, soprattutto dopo la legge navale del 1900, a far diventare realtà la Flotta d’Alto Mare tedesca, esaudendo i sogni di Guglielmo II, che già nel 1892 ha dichiarato che il futuro della Germania è sul mare.
Ma il mare del primo ‘900 è per lo più dominato dalla Gran Bretagna e subito l’alta autorità della marina britannica, il Primo Lord del Mare sir John Fisher, denuncia il grave pericolo costituito dalla nuova marina da guerra della Germania, anzi arriva al punto di proporre che la flotta inglese debba procedere, prima che la situazione diventi più minacciosa, alla distruzione delle stesse navi tedesche.
Non siamo ancora negli anni del 1914 -1918 e non si combatte ancora la I guerra mondiale, ma le posizioni del Fisher ci fanno capire che ormai non è lontana una prova di forza fra Germania ed Inghilterra!
Questi attriti anglo-tedeschi, che sono uno dei tanti fattori che scatenerà la guerra del ‘14 -‘18, provocano un grande interesse per armamenti navali sempre più moderni. Se da una parte il Tirpitz impiega ingenti capitali per la nuova marina tedesca, dall’altra l’Inghilterra non perde tempo nel rinnovare la sua flotta, adeguandola alla più recente tecnologia. Qui interviene l’ammiraglio Fisher che, con la sua vasta competenza nel campo dell‘artiglieria, fin dal 1904 opera per la produzione di una nuova corazzata monocalibro - con pezzi di artiglieria della stessa misura - e di un migliorato modello di incrociatore corazzato.
Sul mare compaiono le famose“dreadnougths”, le grandi corazzate, considerate a quel tempo le armi navali dal più alto potenziale distruttivo. Tutti gli stati del mondo, interessati ad una moderna flotta militare, o producono o acquistano delle “dreadnougths”: così si spiega la “corsa agli armamenti navali” propria del primo decennio del Novecento.
Nel 1914 mantiene il primato sui mari ancora l’Inghilterra, che dispone di 20 “dreadnougths”, 12 incrociatori da battaglia e 39 imbarcazioni del tipo pre-dreadnougths. Inoltre sono ancora in costruzione nei sui arsenali 12 “dreadnougths”ed un incrociatore da battaglia. Dal canto suo la Germania può contare su 13 “dreadnougths”, 6 incrociatori da battaglia e 22 pre-dreadnougths; mentre ha in costruzione 7 “dreadnougths” e 3 incrociatori da battaglia.
A guerra iniziata, l’Inghilterra trattiene per sé 3 “dreadnougths”non finite e commissionate da marine straniere: 2 dalla Turchia e 1 dal Cile. Il comportamento commercialmente scorretto degli inglesi nei confronti dei turchi offre alla Germania l’occasione di consegnare alla marina turca 2 incrociatori da battaglia tedeschi: la Turchia sarà, insieme con l’Austria-Ungheria, alleata della Germania fino alla fine del conflitto.

LA GUERRA
Come si comportano durante il conflitto queste due marine, prodotto della tecnica più avanzata?
Le prove della flotta tedesca sono del tutto positive, basti pensare alla squadra dell’Estremo Oriente comandata da una figura leggendaria, il vice-ammiraglio Graf von Spee, impegnato nella campagna contro le navi mercantili nemiche, operanti nel Pacifico.
La I guerra mondiale infatti non solo è passata alla storia per il grande sacrificio dei fanti che combattono a terra, ma è stata decisa in modo determinante anche dai combattimenti per mare. I due schieramenti nemici - Inghilterra, Francia e Russia da una parte; Germania, Austria-Ungheria e Turchia dall’altra - si sono fin dall’inizio trovati al centro di una durissima guerra di logoramento, la cui conclusione è dipesa dalla parte belligerante che si è esaurita per prima, mancando delle risorse necessarie per continuare a combattere. Per questo l’Inghilterra usa le sue navi per porre il “blocco navale”nel Mare del Nord, dalle coste scozzesi a quelle norvegesi: tutto per impedire l’arrivo dei rifornimenti d’oltre oceano alla Germania. Quest’ultima, invece, segue la tattica di distruggere o catturare i navigli che portano rifornimenti all’Inghilterra: impiega sia navi di superficie sia i tristemente famosi u-boote, cioè i sottomarini.
Ma rimaniamo alle navi di superficie!
Nel novembre del 1914 la squadra di Spee affronta il nemico nella battaglia di Coronel, vicino al Cile, e riporta quella che viene considerata la più grande vittoria navale, conseguita dalla Germania durante tutto il conflitto. Ma la marina inglese un mese dopo riesce a prendersi la rivincita alle isole Falkland, vicino alle coste argentine: anche se combatte valorosamente la squadra tedesca viene distrutta dagli inglesi.
Nonostante l’ammirazione suscitata dagli equipaggi e dai comandanti delle unità tedesche e l’abilità con cui questi ultimi - che sono per lo più a capo di incrociatori - riescono ad evitare gli inglesi disseminati per gli oceani alla caccia dei tedeschi, già nel 1915 le navi della Gran Bretagna hanno vinto questa partita.
La guerra fra navi di superficie si sposta dagli oceani a quello che è detto il “mare di casa” dell‘Inghilterra, il Mare del Nord. Dopo alcuni scontri meno rilevanti, nel maggio del 1916 si arriva alla famosa battaglia dello Jutland, o secondo la versione tedesca dello Skagerrak, combattuta nelle vicinanze della Danimarca: finalmente si fronteggiano le due marine più avanzate dell’epoca.
Chi vince? La risposta è difficile, poiché non è semplice individuare il vincitore.
Emerge la perfezione tecnica della Germania - la precisione delle artiglierie, la solidità degli scafi…- capace di causare gravi perdite al nemico, ma si afferma anche la perizia marinara dell’Inghilterra, che nonostante le perdite non è sconfitta del tutto. In conclusione la Flotta d’Alto Mare tedesca rimarrà immobilizzata nei porti di Kiel e Wilhelmshaven per il resto della guerra: il clamore più forte si leverà non per le imprese delle navi di superficie, ma per quelle dei sottomarini tedeschi.
Negli ultimi mesi del 1918, come prevedibile in una guerra di logoramento, la Germania risente della sua posizione di potenza continentale, accerchiata da un nemico ancora capace di combattere, e soccombe. Infatti la rivale Inghilterra è sempre più forte sui mari e dopo il 1917 ha al suo fianco anche gli Stati Uniti, che diventano determinanti per la vittoria grazie al loro apporto di finanziamenti, risorse e uomini.
La Germania non può più combattere per terra e neppure per mare, anzi proprio i marinai della Flotta d’Alto Mare assumono un atteggiamento inconcepibile per dei militari tedeschi: si ammutinano. Le altissime perdite umane, le continue sofferenze e la mancanza di cibo creano all’interno del paese una situazione disperata: l’imperatore Guglielmo II deve abdicare e rifugiarsi in Olanda. Cade il grande Reich e si prepara un difficile periodo di disordini e di rivolte, durante il quale gli alti ufficiali dell’esercito e gli esponenti di certi partiti politici, come la socialdemocrazia tedesca - la famosa SPD -, pensano soprattutto a concludere la guerra e, per scongiurare che i nemici entrino in territorio tedesco, trattano con i vincitori. Ma la Germania diviene il luogo di scontro fra contrapposti orientamenti politici, sia di destra sia di sinistra, e proprio all’estrema sinistra vi sono i comunisti che aspirano a fare la rivoluzione, eliminando del tutto lo sconfitto impero di Bismarck e di Guglielmo II. In circostanze così dure gli equipaggi di Kiel e Wilhelmshaven, rimasti fermi nei loro porti, vengono conquistati dalle idee rivoluzionarie di sinistra: da qui la ribellione ed il rifiuto di affrontare altri inutili sacrifici. Ricordiamo che proprio durante la I guerra mondiale si realizza veramente una rivoluzione comunista non molto lontano dalla Germania: la rivoluzione russa del 1917.
Tuttavia trattare con l’Inghilterra - oltre che con la Francia, gli Stati Uniti e l‘Italia, che hanno combattuto al suo fianco - non è semplice. Anche l’Inghilterra esce stremata dalla guerra e fin dalle prime trattative mostra chiaramente le sue intenzioni di rifarsi delle sconfitte subite dalla temibile rivale: con l’armistizio dell’11 novembre 1918 impone alla Flotta d’Alto Mare di lasciare i porti tedeschi per consegnarsi alla Royal Navy nella base inglese di Scapa Flow.

L’UMILIAZIONE
La consegna delle navi tedesche avviene il 21 novembre davanti ad un imponente schieramento, formato dalla flotta inglese, da una squadra americana e da una divisione francese. - Ricordiamoci che una flotta è costituita da squadre e che le squadre sono costituite da divisioni -
E’ consegnato un bottino di 9 corazzate, 5 incrociatori da battaglia, 7 incrociatori leggeri, 49 cacciatorpediniere. In seguito si aggiungeranno anche altre unità: 2 corazzate, 1 incrociatore leggero, 1 cacciatorpediniere. Pensiamo all’effetto incredibile prodotto dalla lunga fila delle navi tedesche, che sotto il comando dell’ammiraglio von Reuter si arrendono e vengono poi scortate dai vincitori fino a Scapa Flow. Tutto avviene pacificamente, come in un rito, e quasi lascia attoniti gli equipaggi inglesi: alcuni ufficiali hanno temuto che i tedeschi si sarebbero presentati con i cannoni armati e pronti a sparare.
Sembra che dopo la battaglia dello Jutland gli equipaggi tedeschi abbiano concepito un tale odio per la guerra - e questo spiega anche le loro posizioni rivoluzionarie - che ha fatto svanire il loro spirito combattivo, fino ad accettare la resa finale.
Ma passano i mesi, si svolgono le trattative di pace in cui è sempre più evidente l’intento vendicativo dei vincitori verso i vinti e…cambia anche l’umore dei marinai tedeschi.

DISTRUZIONE DEL BOTTINO
Il nuovo umore sembra sfuggire a chi sorveglia la baia di Scapa Flow, l’ammiraglio inglese Fremantle, che non avverte quanto aumenti lo sdegno tedesco, ogniqualvolta il von Reuter riceve da Berlino notizie sulla durissima pace. Siamo ormai nel giugno del 1919 e il von Reuter, dopo gli ultimi contatti con Berlino, si prepara ad un’azione disperata: affondare la sua flotta.
La mattina del 21 giugno, in un momento in cui le navi inglesi che sorvegliano quelle tedesche sono in mare per manovre, la nave ammiraglia di von Reuter alza un segnale: quello di “prepararsi all’autoaffondamento”. Successivamente parte l’ordine di affondare le unità navali e si aprono le valvole di allagamento e le saracinesche dei condensatori: nel giro di un’ora una grande marina da guerra scompare sott’acqua. Solo dopo mezzogiorno le navi di Fremantle rientrano precipitosamente alla base: troppo tardi per salvare il prezioso bottino - solo una unità viene prima fatta incagliare e poi rimessa a galla -. La reazione inglese non è certamente benevola e provoca delle vittime: 10 tedeschi vengono uccisi e 16 rimangono feriti.
Ben diverso è lo spirito dei tedeschi che, dopo la pace che con dolore firmano nella splendida reggia di Versailles vicino a Parigi, vedono l’inizio del riscatto nell’autoaffondamento della loro grande flotta. Peccato che il riscatto sia passato attraverso il periodo nazista ed approdato alla II guerra mondiale!


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