L´angolo di Andrea: IL MATRIMONIO in Havelock Ellis


L’ARTE DELL’AMORE.
Volete una sintetica visione sul matrimonio? Bene: leggete questo breve articolo del nostro psicologo Andrea! E’ tratto dall’opera di un interessante ed acuto sessuologo inglese, Havelock Ellis, vissuto fra l’Ottocento ed il Novecento. L’opera presa in esame è “L’Arte dell’Amore”.
Ringraziamo Andrea che ci offre non pochi spunti di riflessione su un problema che tocca ognuno di noi.

Il Matrimonio
“L’amore è arte, è l’arte della vita”.
Questo è il pensiero di fondo di tutta l’opera di Ellis in cui si considera in tutte le sue forme la tematica del sesso negli aspetti strettamente collegati ai momenti intimi e ai momenti sociali, da cui scaturisce la dialettica individuo-società. Questi sono due momenti simultanei ed interagenti, inutile tentare di stabilire quale prevale sull’altro.
Ellis, in una parte del suo libro “l’Arte dell’Amore”, ripercorre in modo molto lineare i fatti sul tema del matrimonio per cercare di coglierne il senso, senza legare il suo pensiero a inutili sillogismi che farebbero perdere il dinamismo tipicamente umano nello sviluppo.
Il matrimonio, punto di partenza del suo scritto è visto dall’autore come “unione sessuale che implica la coabitazione, temporanea o permanente, di due o più persone e che ha come scopo principale la procreazione e la crescita dei figli… il gruppo così costituito è la famiglia”.
Questa definizione lascia indefinito sia il fattore tempo rispetto alla durata dell’unione sia il numero degli individui interessati, sottolineando come l’aspetto principale sia l’interesse dei discendenti.
Nelle specie animali inferiori i piccoli nascendo già autonomi fanno sì che non ci sia bisogno della creazione di quel contesto di vita che noi chiamiamo famiglia.
Nell’uomo, invece, il figlio è il centro della famiglia che è organizzata proprio con lo scopo di soddisfare i bisogni dei figli.
Si ha lungo tutta l’opera uno sfondo di idee evoluzionistiche che permettono all’autore di rileggere ciascuna norma etica come derivata dal comportamento naturale, quindi vede il matrimonio “non come creatura della legge, ma la legge è una creatura del matrimonio”.
Il moralismo imposto devia il corso della natura.
La monogamia in quest’ottica è una regola biologica primaria, ma al fianco della monogamia pone “una violenta attrazione” per la varietà sessuale tipica in tutti e due i sessi, in quanto capaci di amare due persone nello stesso tempo.
Il matrimonio monogamico è un fatto biologico che coesiste sia nell’uomo che in diverse specie animali, però una regolamentazione legale di queste unioni non è un fatto biologico.
Questo porta a una discrepanza tra l’espressione naturale della sessualità e un ordinamento legale nella cui nascita hanno preso parte superstizioni morali e legali.
Per questo motivo non bisogna vedere l’organizzazione monogamica naturale come rigida e formale.
La “realtà” della vita matrimoniale è essenziale e bisogna lasciare in secondo piano la “forma” e la “durata”, perché il matrimonio non è santificato dalle formalità legali o religiose.
“L’esaltazione della forma del matrimonio a scapito della sua realtà è espressa in poesia da Tennyson negli Idylls of the King. Così Ginevra, innamorata di Lancillotto, è costretta a sposare Arturo, che non aveva mai visto; sicchè questo matrimonio è solo cerimonia, non un’unione reale.”
Il matrimonio è tenuto saldamente in equilibrio da due forze opposte: una che tende ad un rigore che si trova nell’ordine e nella coesione; l’altra che mira a una libertà individuale sempre più ampia.
Queste non si neutralizzano necessariamente l’un l’altra.
Parlando di matrimonio bisogna anche considerare il divorzio, ottenuto per mutuo consenso o per volontà di una delle parti; questo è garanzia di forte moralità sociale, perché frutto dei benefici di una libertà consapevole.
La visione del matrimonio come indissolubile è legata all’idea di carcere, inutile tenere legato un uomo portandolo all’isolamento per il suo stato di coniuge rinchiuso in un’unione ormai fallita.
Il problema principale è che la legge si intromette in un tipo di rapporto che non può essere strutturato dall’esterno, ma è legato alle esigenze dei singoli individui.
L’idea è che dove lo Stato non impone vincoli, la morale assolve a questa funzione.
Morale vista in questo caso come norma biologica di autoregolazione, con cui l’individuo tende a preservare se stesso e il suo ambiente.
Ellis con questo suo pensiero esprime la fiducia che l’Eros freudiano, spinta creatice e vitale, prevalga sul Thanatos, la forza distruttiva e nichilista.
Lungo tutta la storia del matrimonio Ellis sottolinea come la sostanza prevalga sulla forma, la natura sulla legge, il fatto sulla dottrina.
Con la fine dell’Impero Romano, il matrimonio era semplicemente visto come un fatto, non una formalità legale, quindi il matrimonio “per usus”, cioè conseguito dopo un anno di convivenza consecutiva, valeva quanto quello consacrato con il rito della “confarreatio”. – Termine tratto dalla focaccia di farro, che gli sposi dovevano divedersi durante la cerimonia nuziale -.
Il divorzio era una transazione privata in cui moglie e marito avevano gli stessi diritti.
Fra il XII e XVI secolo, con il Cristianesimo, introducendo le norme del diritto canonico, per opporsi alla indipendenza della donna e dietro sollecitazione dell’ispirazione ascetica, il controllo fu gradatamente inasprito fino a sancire l’indissolubilità dell’unione facendone un Sacramento, cioè un evento religioso.
La Riforma sancì il matrimonio come contratto, simile a una compravendita con basi economiche.
Con il Puritanesimo si riaffermò l’autonomia delle scelte individuali come base delle relazioni sessuali.
Ellis in tutta la sua opera si batte per l’emancipazione della donna.
Sottolinea come, nella storia, la donna sia stata sempre relegata in un ruolo secondario, a volte vista come semplice oggetto o merce di scambio; questa visione limitata e schiavizzante fa perdere alla società tutto ciò che la figura femminile può portare di positivo, un modo di vedere e vivere le cose con alla base un’emotività profonda, la capacità di ragionare con “la pancia” “di risolvere per sintesi quanto l’uomo spacca con l’iperanalisi”.
Bisogna conciliare il ruolo della donna nella società con quello di madre scrive Ellis, anticipando punti di vista attuali in cui si deve superare la visione della donna come l’unica tenutaria degli oneri portati dalla gestione della casa, senza che al suo fianco vi sia la presenza dell’uomo.


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