PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA


Il nostro psicologo Andrea ci offre due interessanti, ed anche un po’ complicati da seguire, esempi di comportamenti strani, ma spesso presenti nella vita comune di tutti noi.
Si tratta di errori a volte poco comprensibili, che quotidianamente si commettono e sui quali Sigmund Freud ha scritto un interessante saggio dal titolo “Psicopatologia della Vita Quotidiana”. Seguiamo, quindi, Andrea che ci guida in una sorta di viaggio misterioso all’interno della psiche umana.

In questo libro Freud tratta argomenti di ampio interesse, prendendo in esame elementi collegati alla vita quotidiana di ciascun individuo. Cerca di dimostrare come dimenticanze, lapsus, sbadataggini ed errori non siano fenomeni privi di senso, ma siano collegabili al nostro mondo inconscio, poiché rappresentano manifestazioni sintomatiche simili a quelle dei sogni.
Lo sbagliare, la dimenticanza, la sbadataggine sono tutti elementi strettamente correlati all´interferenza del nostro inconscio sul pensiero cosciente. Se si va oltre l´idea che tutto questo sia semplicemente una casualità si scoprirà come la coscienza, quando pienamente vigile, tenda a rimuovere aspetti inconsci affioranti.

DIMENTICANZA DI NOMI PROPRI.

Nel primo capitolo Freud riprende un suo saggio pubblicato nel 1898 sotto il titolo: “Zum psychischen Mechanismus der Vergesslichkeit” (Sul meccanismo psichico della dimenticanza).
Se ci si chiedesse il perché sia più frequente la dimenticanza di nomi propri rispetto ad altre parole, una risposta potrebbe essere che, proprio in quanto nomi propri, è normale che si dimentichino più frequentemente.
Freud partendo dall´osservazione di alcuni casi personali nota come spesso, oltre all´oblio per il nome cercato, affiorino alla memoria altri nomi sbagliati e sostitutivi che vengono immediatamente riconosciuti come erronei, ma che si frappongo al ricordo del nome cercato.
L´ipotesi è che il nome sostitutivo sia in stretta relazione con il nome cercato. Questo è dimostrato attraverso l´esempio di una di queste dimenticanze:
"Il nome che avevo tentato inutilmente di ricordare era quello del maestro che aveva dipinto nel Duomo di Orvieto i grandiosi affreschi sulla "fine del mondo". Invece del nome che cercavo - Signorelli - mi venivano in mente altri due nomi di pittori - Botticelli e Boltraffio - che subito e decisamente ritenni da respingere come sbagliati... La causa della dimenticanza del nome Signorelli non va ricercata nè in una particolarità di questo stesso nome, nè in un carattere psicologico del contesto cui era connesso.... Tale dimenticanza non si spiega se non ricordando il tema immediatamente precedente di quella conversazione (cioè di quella sul Signorelli), e si dà a riconoscere come disturbo del nuovo tema emergente da parte di quello precedente... Avevo parlato delle usanze dei Turchi che vivono in Bosnia e in Erzegovina... In queste frasi si cominciano a trovare le parole e i nomi: Bosnia, Erzegovina, Signore, che si possono inserire in una linea di associazioni tra Signorelli-Botticelli-Boltraffio... La serie di riflessioni sui costumi dei Turchi in Bosnia disturbarono un pensiero successivo...un anedotto sull´importanza che i Turchi davano al godimento sessuale...ma fecero ancora di più: distolsero la mia attenzione anche dal seguito di pensieri che in me si sarebbero potuti collegare con il tema "morte e sessualità", poiché ero ancora sotto l´effetto di una notizia ricevuta poche settimane prima...durante un soggiorno a Trafoi... Un mio paziente aveva posto fine alla sua vita per un disturbo sessuale irrimediabile... La corrispondenza Trafoi-Boltraffio mi fa supporre che, nonostante ne avessi volutamente distolta l´attenzione, tale reminiscenza avesse ripreso vigore in me"
Una dimenticanza non si può ritenere fortuita, vi è invece un motivo nel procedimento che porta all’oblio. Nel brano citato da una parte Freud riconosce la volontà di trattenersi nel comunicare alcuni costumi dei Turchi, dall´altra parte ricorda che il tema era collegato a quello della notizia ricevuta da Trafoi che voleva dimenticare. Tutto ciò si era messo in un rapporto di associazione con il nome del maestro di Orvieto e per questo motivo Freud lo dimenticò, quando in realtà volontariamente voleva far cadere nell´oblio altre notizie più disturbanti.
L´inconscio a volte si comporta con le modalità tipiche dei rebus.
Quindi le condizioni per la dimenticanza di un nome accompagnato da ricordo sbagliato sono una certa disposizione a dimenticare il nome cercato, un processo di repressione avvenuto pochi istanti prima della ricerca del nome e la possibilità che ci sia un´associazione tra il nome cercato e l´elemento rimosso precedentemente.
Rispetto al ricordo sbagliato, al nome sostitutivo che affiora alla memoria al posto di quello cercato, è alle volte spontaneo che arrivi alla memoria un nome che per qualche elemento ricordi quello cercato. Altre volte il nome sostitutivo affiora in seguito allo sforzo di attenzione per ricordare il nome esatto e per una precisa condizione interiore affine al materiale psichico.

DIMENTICANZA DI PAROLE STRANIERE.

E´ risaputo che i vocaboli di una lingua straniera siano maggiormente soggetti alla dimenticanza rispetto a quelli della madrelingua.
La tendenza alla dimenticanza è connessa alla diversa padronanza legata alla lingua, inoltre è collegata alle nostre capacità generali e al grado si stanchezza.
Come consuetudine Freud per spiegare i meccanismi dell´oblio ricorre ad illustrare un caso con un esempio che normalmente è tratto dalla sua personale esperienza, in questo caso invece ha avuto la possibilità di attingere materiale da quanto riportato da un giovane di formazione accademica incontrato durante un viaggio. Mentre discorrevano riguardo la posizione sociale e mentre il giovane…
“...si diffondeva in espressioni di rammarico per il fatto che la sua generazione era destinata ad atrofizzarsi, così si era espresso, non potendo sviluppare i suoi talenti né soddisfare i suoi bisogni...” “..chiuse la sua perorazione calda e appassionata col noto verso di Virgilio in cui l’infelice Didone affida ai posteri la sua vendetta contro Enea: "Exoriare…", o meglio dire voleva chiudere così, poiché non riuscì a ricostruire la citazione e cercò di coprire mediante trasposizione di parole una evidente lacuna della sua memoria: "Exoriar(e) ex nostris ossibus ultor"...
Infine disse seccato: "La prego, non mi guardi con quella espressione ironica, come se il mio imbarazzo la divertisse, e mi aiuti piuttosto. In quel verso manca qualcosa.
Manca qualcosa , è un esametro che non funziona.
Come è dunque il verso completo? "Volentieri", risposi,
E citai correttemente "Exoriar(e) aliquis nostris ex ossibus ultor" ("Maledetto te ne vai, verrà un giorno uno che te la fa pagare".)”
A questo punto l´interlocutore di Freud chiede se fosse possibile risalire alla causa di una tale dimenticanza.
Attraverso la comunicazione da parte del giovane di tutto quanto gli viene in mente acriticamente e liberamente pensando alla parola dimenticata Freud analizza i possibili collegamenti. Partendo dai più generici quali mi verrebbe da “dividere la parola in due pezzi, così: "a" e "liquis"...e associazioni con parole dal suono e dal significato simile “la continuazione è questa: reliquie, liquidazione, fluidità, fluido” fino ad arrivare ad associazioni con nomi di santi e storie legate agli aspetti religiosi, Freud scava in profondità attraverso le libere associazioni arrivando a San Gennaro e il miracolo della liquefazione del sangue.
- A questo punto il suo interlocutore:
- “Adesso per la verità mi è venuta in mente una cosa… troppo intima, però, per essere comunicata… del resto non vedo alcuna connessione e alcuna necessità di raccontarla.
- Alla connessione ci penso io. Non posso costringerla a raccontare cose che le sono sgradevoli; ma allora non mi chieda di spiegarle come sia giunto a dimenticare la parola aliquis.
- Davvero? Crede? Dunque, ho improvvisamente pensato a una signora dalla quale facilmente potrei ricevere una notizia che sarebbe assai sgradevole per entrambi.
- Che non ha avuto le mestruazioni?
- Come ha potuto indovinarlo?
- Non è difficile, ormai. Lei stesso mi ha preparato abbastanza. Pensi un po’ ai santi del calendario, alla liquefazione del sangue in un giorno determinato, al tumulto quando il fatto non si verifica, alla chiara minaccia che il miracolo deve avvenire, altrimenti… Lei si è servito magnificamente del miracolo di san Gennaro per alludere ai periodi della donna.
- Senza essere consapevole. E lei crede davvero che per questa ansiosa attesa io non abbia saputo riprodurre la paroletta aliquis?
- A me sembra fuori dubbio. Si ricordi dunque della Sua scomposizione in a-liquis e delle associazioni: reliquie, liquidazione, fluidità. E’ proprio necessario che io introduca nella connessione anche san Simonino, che le venne in mente dopo le reliquie e che fu sacrificato bambino?
- E’ meglio che non lo faccia. Spero che Lei non prenda sul serio questi pensieri, posto che io li abbia veramente avuti. In compenso le confesserò che la signora è italiana, in compagnia della quale ho visitato anche Napoli. Ma tutto questo non può esser un puro caso?
- Lascio giudicare a Lei se può spiegare tutte queste connessioni ricorrendo al caso. Io le posso dire, comunque, che tutti i fatti analoghi, se vorrà analizzarli, la porteranno a "casi fortuiti" altrettanto strani.”
Quanto detto fino ad ora si diversifica dal precedente esempio sul Signorelli.
In questo secondo caso non si ritrova nessun tema indipendente che sia stato cosciente per poi fungere come elemento di disturbo.
Il disturbo nasce all´interno del tema affrontato, quando emerge inconscia la contraddizione con il desiderio espresso nella citazione.
L´interlocutore deplora che la generazione attuale viva una restrizione dei propri diritti, predicendo il sorgere di una nuova generazione che si accollerà il compito della vendetta contro gli oppressori esprimendo il desiderio di prole. Desiderio contraddetto perchè: “Aspiri davvero tanto ardentemente a una prole? Non è vero. Quanto saresti imbarazzato se adesso ti arrivasse la notizia che, da parte di chi tu sai, hai da aspettarti un figlio? No, niente prole, anche se c´è ne bisogno per la vendetta”
La contraddizione si instaura perché un´associazione esterna di uno dei suoi elementi rappresentativi si unisce con un desiderio contrastato, anche se con un giro di associazioni apparentemente artificioso.
La contraddizione nasce da fonti rimosse emergendo da pensieri che conducono ad una distrazione dell´attenzione.


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