Germania del Settecento, la porcellana di Meissen

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Figurine di porcellana di Meissen: la Vendemmia e la Torchiatura
Vere sculture in miniatura, espressione di tecniche raffinate: dalla porcellana ai colori, alla composizione artistica.
-da Porcellane e Argenti del Palazzo Reale di Torino-


La Germania del Settecento
La Germania del passato è un conglomerato di molte formazioni politiche piccole e grandi, che sono principati, vescovati, leghe cittadine. Secondo i momenti storici arriva a più di 350 stati: questi costituiscono il Sacro Romano Impero sorto nel lontano Medio Evo. Vi ha una posizione preminente la dinastia degli Asburgo d’Austria, i quali dal ‘400 in poi diventano stabilmente imperatori germanici e per essere eletti dipendono dal consenso dei “grandi elettori “, ossia dei più importanti principi tedeschi. Stati e città dispongono di ampia autonomia politica.
Nel Settecento, fra questi stati, emerge la Prussia che unificherà tutta la Germania nel secolo successivo. Vi è al confine prussiano un’altra area che conta soprattutto nella cultura e nell’arte tedesca: il granducato di Sassonia. Il suo principe-elettore Augusto il Forte, amante delle cose belle, fra cui le porcellane, farà della sua capitale Dresda “la Firenze del Nord”.

Il fascino delle porcellane cinesi
Nel passato fra i manufatti più diffusi compaiono i prodotti di ceramica, da quelli più comuni a quelli molto pregiati. Sono l’evoluzione di una tecnica antichissima, che risale a circa 10.000 a.C., cioè al neolitico, quando l’uomo preistorico si mette a creare oggetti con argilla impastata e cotta. Nei millenni successivi l’arte della ceramica progredisce fino a produrre manufatti non solo utili, ma anche preziosi, che soprattutto dopo il ‘400 sovrani e nobili si scambiano offrendoli come doni prestigiosi.
In Occidente non mancano manifatture di pregevoli oggetti, come le famose maioliche italiane, ma i pezzi importati dall’Oriente come le porcellane della Cina, e in certi casi anche del Giappone, letteralmente incantano gli acquirenti europei. I prodotti ceramici dell’Occidente non riescono a gareggiare in bianchezza, lucentezza, durezza, resistenza e sonorità con le porcellane cinesi. Nasce una sorta di “cinamania”: sono ambiti e collezionati grandi vasi ornamentali, eleganti soprammobili, oltre a contenitori di varie forme come piatti, scodelle, fruttiere, caraffe, boccali, vasi da notte, vasi da vomito dopo- sbornia e altro ancora. Le porcellane sono esibite allo stesso modo degli oggetti d’oro o d’argento.

Un reggimento di dragoni di Sassonia contro vasi di porcellana.
Le “cineserie” conquistano anche prussiani e sassoni.
Federico I, divenuto nel ‘700 re di Prussia e non solo più principe-elettore, è il fedele erede del padre Federico Guglielmo, detto il “grande elettore!”, che con notevole capacità ha costruito uno stato forte, dotandolo di un esercito permanente e di una buona amministrazione. Il re Federico I continua a consolidare lo stato e ne aumenta il prestigio, per esempio arricchendo il palazzo reale, dove non mancano collezioni di vasi cinesi. Non ha la stessa sensibilità estetica il successore Federico Guglielmo I, noto come il “re sergente” , che pensa soprattutto al suo formidabile esercito, seguito con scrupolo quasi maniacale nella preparazione tecnica e nell’arruolamento dei soldati.
Il re ha la mania degli uomini molto alti, anzi altissimi quasi sui 2 metri. Per la sua Guardia dei Giganti invia reclutatori in tutta Europa, dove o a forza o a pagamento vengono arruolati giovani di notevole statura. Le diplomazie della Russia e di altri paesi sanno bene che, se vogliono ingraziarsi il re prussiano, devono inviargli giovani dal fisico imponente, destinati a diventare gli “Azzurri di Potsdam”, così chiamati dal centro vicino a Berlino.
Nel 1730, in visita a Dresda, il “re sergente” è colpito dalla formazione degli alti dragoni di Augusto il Forte. Costui, che è sia principe-elettore di Sassonia sia re di Polonia, è un sovrano ambizioso, che non si accontenta della sola Sassonia. Ha concorso quindi alla dignità di re di Polonia, che secondo le regole è elettiva e dipende dai nobili di questo paese, e l’ha ottenuta.
Augusto, come detto sopra, mostra una vera passione per la porcellana cinese e non esita a profondere le ricchezze dello stato nell’acquisto di prodotti orientali, impensierendo non poco i suoi ministri che parlano di veri e propri “salassi” delle finanze pubbliche. Ricorre persino al baratto e, quando il “re sergente” offre numerosi vasi di porcellana in cambio di un reggimento di dragoni di Sassonia, Augusto non esita: lascia andare i suoi uomini e incamera le porcellane.

Il mistero della porcellana cinese
Già nel ‘200 Marco Polo, dopo il suo favoloso viaggio in Cina, offre precise informazioni sulle porcellane cinesi. Queste per secoli sono importate in Europa come merci di lusso: percorrono o le vie terrestri dell’Asia o, dopo le scoperte geografiche del ‘400, anche le rotte di navi portoghesi, olandesi e inglesi. In Occidente, intanto, sovrani e personaggi autorevoli si fanno promotori di ricerche specifiche per carpire il segreto delle porcellane cinesi, ma gli artigiani occidentali ottengono prodotti di pregio, simili ma mai perfettamente uguali alla porcellana orientale. Questa a lungo viene considerata una ricchezza esclusiva della Cina, che dopo molti tentativi era riuscita nel I secolo a lavorare una pasta formata da kau-lin e pe-tun-se, cioè due minerali che sono il caolino e il feldspato e che vengono mescolati in dosi note solo ai cinesi e cotti ad alte temperature, circa 1450°.
Nel Settecento un fatto nuovo avviene proprio in Sassonia, presso la corte del collezionista spendaccione Augusto il Forte, che promuove e sostiene l’opera di due personaggi molto diversi.
Uno è il nobile Ehrenfried Walther von Tschirnhaus: matematico, fisico, medico, filosofo, cioè un autorevole studioso, che scopre i giacimenti di caolino e di feldspato sassoni e mette a punto le tecniche per produrre oggetti uguali a quelli cinesi.
L’altro è un personaggio del tutto diverso, spesso in fuga e ricercato dalla polizia, il quale si vanta di aver scoperto la famosa pietra filosofale con cui trasformare i metalli vili in oro. Per questo molti sovrani europei, illusi di poter disporre liberamente di oro, vogliono a disposizione quest’uomo straordinario e danno ordine di catturarlo. Si tratta di Friedrich Boettger, giovane alchimista, che prima lavora presso uno speziale a Berlino, poi deve fuggire a Wittenberg e infine giunge a Dresda, dove Augusto il Forte lo tiene prigioniero, pur riservandogli un buon trattamento. Vuol costringerlo a rivelare i segreti dell’alchimia, ma ovviamente il povero Boettger, che è più che altro un cialtrone, non ha nessuna pietra filosofale. Tuttavia rimane a Dresda e sotto la guida del Tschirnhaus lavora, collaborando alla ricerca della porcellana fino ad ottenere una porcellana a pasta rossa o bruna. In seguito i due ricercatori riescono a produrre una vera porcellana a pasta dura di colore bianco, bella e preziosa come quella della Cina. Finisce il monopolio incontrastato dei prodotti orientali.
Nel 1708 muore lo stimato Tschirnhaus, con gran dolore di Augusto il Forte, ma la scoperta della porcellana non cade nel vuoto. Nel 1710, nel castello di Meissen vicino a Dresda, sorge una fabbrica che sforna prodotti di elevata qualità e che godrà di grande fama fino alla fine del secolo. Per un po’ la dirige il Boettger che, da persona poco affidabile, non ha nessuno scrupolo nel tradire Meissen e cerca di creare una nuova fabbrica in Russia.
In questo modo la tecnica della porcellana occidentale si diffonde con rapidità: generalmente proprio sotto la guida di artigiani, transfughi di Meissen, sorgono fabbriche in diverse città della Germania, compresa la Prussia. Qui il figlio del già ricordato “re sergente”, che ha barattato i vasi di porcellana con gli “spilungoni” sassoni, promuove la manifattura reale di Berlino. Si tratta di Federico II il Grande, che a differenza del padre è amante delle arti e della filosofia, conosce bene il francese e ospita il filosofo Voltaire, anche se non esclude la guerra e assolutamente non lascia inattivi i soldati prussiani.


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