L´ARROTINO


Versi Piemontesi dal Passato


Capita fra le mani un’interessante pubblicazione mensile dal titolo “Rivista Viennese”. E’ stampata nel 1840 e comprende un confronto fra la letteratura italiana e quella tedesca, con estratti di opere italiane e tedesche, con traduzioni e saggi tedeschi e italiani; vi è anche una parte dedicata ai dialetti della Germania e dell’Italia.
E’ curioso vedere una rivista pubblicata a Vienna interessarsi del dialetto piemontese. Si sa che la grandezza dell’Austria, fin dal suo inizio nel Duecento, è dovuta a un’aggregazione di popoli diversi. Gli Asburgo, signori dell’Austria, fino all’Ottocento – e anche un po’ oltre - considerano lo Stato un bene patrimoniale di vari popoli e terre, ottenuti o con la guerra o meglio ancora con vantaggiosi matrimoni. Nell’Ottocento l’Austria domina su un Impero multinazionale, in cui accanto agli austriaci vivono cechi, slovacchi, polacchi, ungheresi, italiani e altri ancora. Per mantenere un aggregato così complesso, in un periodo in cui emergono gli ideali e le lingue nazionali contro gli austriaci che parlano tedesco, gli Asburgo seguono la politica di rispettare la lingua e le tradizioni dei paesi sottomessi. Non meraviglia quindi l’interesse per poesie in dialetto piemontese in una rivista di Vienna. Ci colpisce la poesia “L’arrotino”. Per facilitare la comprensione, viene letta divisa in 6 parti.

1- Un arrotino che viene da Parigi
Sa sa chi ciama l’amolaire
Ch’ ven da Paris;
I son tornà ch’ a l’ è pa d’ vaire
Ant cost paijs.
S’ i veule un bon ciaramolat
Quandbin quaich vota i stramba
Con tut lolì son un omnat
Ch’ i seu ‘l mestè sout gamba.

Qui, qui, chi chiama l’arrotino che viene da Parigi; io son tornato che non è mica tanto in questo paese. Se qualcuno vuole un buon arrotino, anche se qualche volta questi si comporta da matto. Con tutto questo qui sono un buon uomo, che io conosco il mestiere sotto gamba (con molta facilità e disinvoltura).
[I viennesi si occupano di uno stato confinante, il Regno di Sardegna dove il piemontese è uno dei tanti dialetti e dove dominano la lingua italiana e la lingua francese. Nel 1840 il Regno di Sardegna, sotto la dinastia dei Savoia, comprende la Sardegna, da cui prende il nome, e la Terraferma. In quest’ultima vi sono la Savoia, parte delle Alpi, il Piemonte, la costa mediterranea da Nizza alla Liguria. Non fa meraviglia che un semplice arrotino si vanti di venire da Parigi, in quanto il regno sabaudo è anche in terra francese, anche se i Savoia volgono l’attenzione, che prevede l’uso delle armi, a quel Lombardo-Veneto dominato proprio dall’Austria.]

2- Pubblicità, anima del commercio
S’ i crede nen, fè ampò la preuva
S’ i sai molè;
Portè d’framenta e neuva
E stè osservè
Com’è faseu la punta e ‘l tai;
Ch’ i veui ch’i v’ maravie;
Voi i dirè ch’ i n’ avì maì
Vedù cose parie.

Se non ci credete, fate un po’ la prova, se io so molare; portate dei ferri usati e nuovi e state ad osservare come è che faccio la punta e il taglio; ch’io voglio che voi vi meravigliate; voi direte che non avete mai veduto cose simili.

3- Meraviglie del vino
Stupive nen quandbin i sia
Ampò baleus.
S’ ai fus un uja, i la trovrìa
An mès d’ la preus.
A m’han mostrà un preservativ
Ch’ a l’ e ‘l gius d’ l’ uvapista;
A l’ è un armedi pa cattiv
Pr conservè la vista.

Non stupitevi, anche se io sono un po’ strabico. Se ci fosse un ago, io lo troverei in mezzo a un solco. Mi hanno mostrato un medicamento preventivo, che è il succo dell’uva pigiata; non è un rimedio mica male per conservare la vista.
[Compare un prodotto tipico franco-piemontese : il vino che, nonostante indiscussi meriti, non sembra essere un vero e proprio toccasana per la vista]

4- Un lavoro sicuro
I heu virojà tutta la Fransa
E ‘l Dolfinè,
i heu speis manziand a crepa pansa
Tuti i me dnè.
E pur i vivo alegrament
Prchè con la mia mola
I vad vagnandme con poc stent
Sovens quaich parpagnola.

Io ho girato tutta la Francia e il Delfinato, ho speso mangiando a crepa pancia tutti i miei denari. Eppure io vivo allegramente, perché con la mia mola vado guadagnandomi con poca fatica quasi sempre qualche soldo.
[Questo arrotino, buon viaggiatore, non mostra grandi ambizioni ma sente il bisogno di elogiare la mola: è uno strumento molto utile in un periodo in cui tutti, dalla Francia all’Italia, hanno bisogno di affilare coltelli e forbici. Arrotare è un lavoro buono, perché richiesto!]

5- Un allegro arrotino
S’ j’ heu bin la borsa ampò lingera,
cos’ è loli?
Tant’ a j’ è gnun su costa tèra
Pi alegher d’ mi.

Se ho ben la borsa un po’ leggera, cos’è questo? Tanto non c’è nessuno su questa terra più allegro di me.

6- W la brava mola!
Prchè oh’ m’ eu pro desgagè
Con la mia brava mola
Pr guadagneme da mangè
E andè fasand quaich gola.

Perché posso cavarmela con la mia brava mola per guadagnare da mangiare e andare facendo qualche piacere.





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