Storia flash: La Grande Guerra


Guerra 1914 – 1918 o Grande Guerra: disastroso passaggio dell’Europa dall’Ottocento al Novecento.


Le potenze prima della guerra.

Gli stati più forti dominano per le grandi industrie e l’avanzata tecnologia e per grandi eserciti e potenti flotte. Vale la politica del “colonialismo e dell’imperialismo”. Le potenze si espandono in territori nuovi – come le colonie – da cui attingere risorse per la finanza, la industria, l’esercito. Questa voglia di potere, molto sentita nell’Ottocento e anche nel Novecento, determina “il nazionalismo”. Ogni stato vuole mostrare il proprio valore ed esaltare la propria cultura portando il patriottismo fino al fanatismo: nascono ovunque odi come quello franco-tedesco, quello austro-russo, quelli dei Balcani, oltre ad un atteggiamento antibritannico in contrapposizione al senso di superiorità proprio degli inglesi.

Numerose rivalità

Lo sterminato Impero Russo degli zar vuole espandersi in Oriente e nei Balcani scontrandosi con giapponesi, austriaci e turchi.
La Francia e la Gran Bretagna sono alla conquista dell’Africa andando incontro a scontri pericolosi. La Gran Bretagna, che domina i mari come la più grande potenza navale, è in urto con la Russia espandendosi nell’area asiatica attorno alla colonia dell’India.
La Germania mira ad alcune colonie in Africa e si espande con la sua industria nell’Impero Turco-Ottomano: ferrovia dei Balcani e ferrovia Costantinopoli-Baghdad. E’ una potenza di terra con un’avanzata industrializzazione, vuole anche posizionarsi sui mari.

Schieramenti contrapposti

L’Impero Turco-Ottomano, ormai in decadenza, non è più sostenuto dalla Gran Bretagna come nell’Ottocento, ma è nell’orbita tedesca; è sempre nemico della Russia per il Mar Nero e gli Stretti. Non è più forte nei Balcani, area di continue piccole guerre e di scontro fra l’Austria-Ungheria e la Russia.
La Gran Bretagna sposta l’attenzione dai Balcani e si concentra sull’Asia dove è rivale della Russia. Tuttavia nel 1907 c’è accordo sulle rispettive zone d’influenza e nasce l’Intesa Anglo-Russa. La stessa Gran Bretagna anche in Nord-Africa, dopo tensioni con la Francia, trova un accordo nel 1904 con l’Intesa Franco-Inglese.
Sono pronti 2 schieramenti contrapposti:
• l’Intesa con Francia - Gran Bretagna – Russia; nel 1915 entra l’Italia e nel 1917 esce la Russia e intervengono gli Stati Uniti;
• la Triplice Alleanza con Germania – Austria – Italia, cui si aggiunge la Turchia. L’Italia nel 1915 fa accordi con la Gran Bretagna e passa all’Intesa. Restano gli “Imperi Centrali” con Germania, Austria-Ungheria e Turchia: un forte blocco posto al centro dell’Europa da Nord a Sud.

Da un attentato a una lunga serie di sventure

La scintilla della “grande guerra” parte nel 1914 da uno dei tanti conflitti nei Balcani, scoppiato con l’attentato a Sarajevo, città in cui è ucciso da nazionalisti serbi l’erede al trono austriaco l’arciduca Francesco Ferdinando. Fra l’Austria e la piccola Serbia la guerra non rimane circoscritta, ma si estende a tutta l’Europa -e non solo- e terminerà nel 1918.
La guerriciola dei Balcani, detta anche “maledetta sciocchezza”, scoppia in un clima di preparativi bellici.
Con la corsa agli armamenti navali diventa palese l’ostilità anglo-germanica connessa ad una grande rivalità tecnologico-industriale. La Germania è un grande stato continentale che costruisce la sua potente Flotta di Alto Mare. La Gran Bretagna, per non perdere il suo primato, riorganizza la sua Reale Marina da Guerra.
Profondo è l’odio della Francia per la Germania: quest’ultima, diventata un impero riunendo tanti stati tedeschi divisi in precedenza, ha terminato la sua unificazione con la guerra franco-tedesca del 1870, con cui ha tolto alla Francia l’Alsazia-Lorena, area a metà strada fra Francia e Germania, da tempo integrata in territorio francese.

Ci si prepara alla guerra

Molti sono i piani militari pronti in ogni paese. Francia e Russia per via della posizione geografica della Germania, che in caso di guerra si troverebbe accerchiata dall’esercito russo ad Est e da quello francese ad Ovest, si accordano per aprire contemporaneamente i due fronti. La Russia per via dei vasti territori deve mobilitare in tempo i suoi soldati, per essere operativa nello stesso momento della Francia.
Da parte sua la Germania ha un piano per evitare la guerra su due fronti: il piano Schlieffen. Prima pensa alla Francia da liquidare con una guerra-lampo, poi alla Russia che ha sì un esercito numeroso, ma non ben equipaggiato e lento a spostarsi per le scarse linee ferroviarie.

Verso la guerra della modera industria e della leva in massa

L’Europa ha già conosciuto grandi conflitti, come quelli napoleonici, ma nel nuovo secolo presenta un quadro pieno di pericoli: le moderne industrie sono capaci di produrre su larga scala armi sempre più micidiali. La leva in massa, iniziata con la Rivoluzione Francese al posto delle vecchie limitate truppe professionali, è introdotta da nazioni che lanciano grandi eserciti in attacchi tanto sanguinosi quanto non risolutivi. Nazionalismo e patriottismo vogliono la fine vittoriosa ad ogni costo e vanno incontro a gravissime perdite e di uomini e di mezzi.

Inevitabili i due principali fronti ad Est e ad Ovest

Combattendo i serbi, sostenuti dalla Russia, l’Austria sa bene di provocare l’intervento russo, ma conta sul sostegno della Germania. Dall’altra parte la Russia non è abbandonata dalla Francia alleata, solo la Gran Bretagna in un primo tempo non si fa coinvolgere. Subito scattano gli accordi dei due schieramenti. La Russia si affretta ad ammassare truppe al confine tedesco e così spinge la Germania a dichiararle guerra. La Germania attacca la Francia e per giungere presto a Parigi attraversa il Belgio, paese neutrale, protetto da un accordo di tutte le potenze europee – Germania compresa -.
Cadono tutti i calcoli strategici: la violazione della neutralità belga spinge la Gran Bretagna a inviare truppe a fianco della Francia; la Germania si trova stretta fra due fuochi sia per le ostilità già iniziate sul fronte russo, sia per il “miracolo della Marna”, con cui i francesi al fiume Marna, a pochi chilometri da Parigi, fermano i tedeschi e la loro guerra-lampo.

La guerra-lampo e la guerra di logoramento

Politici e militari sperano in una guerra-lampo, ossia una guerra breve e decisiva, con limitato dispendio di uomini e mezzi. La nuova realtà è invece una guerra lunga, sanguinosa, logorante. Tutti sono in difficoltà: l’Intesa non può sfruttare appieno le sue forze, divise dal blocco degli Imperi Centrali che separano i russi dai franco-inglesi. Gli Imperi Centrali accerchiati hanno il problema degli approvvigionamenti, che in una lunga guerra non bastano mai, e sono messi in difficoltà dall’Inghilterra che nel Mare del Nord pone il blocco navale per impedire i rifornimenti alla Germania.

La guerra sarà lunga

Si cerca di sbloccare la situazione di “stallo”: l’Inghilterra, spregiudicata nelle trattative diplomatiche, attira nuovi alleati comprandoli con molte promesse, che saranno non sempre mantenute. Nel 1915 riesce a staccare l’Italia dalle Triplice Alleanza e la persuade ad aprire il fronte meridionale contro l’Austria; nel 1916 trascina dalla sua parte la Romania, che in breve è travolta dalla Germania.
Si tentano impossibili imprese militari: nel 1915 truppe inglesi cercano di forzare gli Stretti dell’Impero Turco, per passare dal Mediterraneo al Mar Nero e stabilire diretti collegamenti con la Russia, isolata dai suoi alleati. La pronta reazione turca fa fallire il tentativo.
Si aprono così 3 fronti:
- quello occidentale: fronte di logoramento con gravi perdite umane per Francia, Gran Bretagna, Germania;
- quello orientale: fronte in parte mobile e in parte di trincea, dove Germania e Austria lottano contro la Russia fino al 1917, quando quest’ultima viene travolta da una rivoluzione;
- quello meridionale: fronte di trincea che si apre nel 1915, con l’intervento dell’Italia contro Austria.

La guerra di coordinamento

E’ una guerra combattuta per terra, per mare e per cielo, che esige una precisa coordinazione, tant’è vero che la logistica è fondamentale non meno della strategia. Agli eserciti in azione e guidati dai piani di strategia dei generali corrispondono ampie retrovie, quelle interessate nella logistica, cioè nel vettovagliamento di viveri e vestiti, nel continuo rifornimento di armi, nei servizi sanitari per la raccolta e il ricovero dei feriti, nel risanamento del campo di battaglia.
La guerra di posizione è ben rappresentata dalla trincea: quella occidentale dove si scontrano francesi e tedeschi e quella meridionale o alpina fra italiani ed austriaci.
Non mancano però esempi di guerra di movimento come sul fronte orientale, dove combattono russi contro tedeschi ed austriaci, e in Medio Oriente dove si combatte la guerriglia araba.

La trincea

La I Guerra Mondiale è combattuta da fanti interrati dentro lunghe fosse protette da reticolati - le trincee -, fosse non distanti l’una dall’altra da cui è possibile sentire le parole del nemico. I soldati dopo logoranti attese devono essere pronti ad uscire in assalti suicidi che spostano di pochi metri la linea del fronte, che spesso ritorna al punto di prima. Avviene che dietro alle trincee ci sia l’ampia area della logistica. In questo modo la guerra è durata più di 4 anni.

Sono mobilitati in molti

Come guerra globale prevede la mobilitazione militare - l’arruolamento dei combattenti - sui vari fronti di guerra, quella civile con il cosiddetto “fronte interno”, dove si lavora nelle fabbriche militari e nella produzione di beni contribuendo allo sforzo bellico.
Questo prevede un’ampia coordinazione fra la guerra e un intero paese come il raccordo fra le varie armi militari, l’interazione tra guerra ed industria, l’intreccio fra guerra e società. Tutti sono impegnati, anche le donne che devono allontanarsi dal focolare domestico per rimpiazzare i soldati al fronte in tutti i campi della vita civile: guidare i tram, confezionare esplosivi, fare le postine, …
Anche i governi esigono la collaborazione di vari partiti, vedi i famosi “gabinetti di guerra”, impegnati nella situazione di eccezionale difficoltà.

Laboratorio di tecnologia e di nuove tecniche

Nello sforzo comune si distinguono i grandi eserciti messi in situazioni difficilissime di fronte ad armi sempre più micidiali. Il conflitto è un enorme laboratorio militare con l’introduzione di nuove strumenti come le mitragliatrici, gli aerei, i sottomarini, i carri armati, le mine, le torpedini e le terribili armi chimiche.
Per l’Europa diventano importanti i rifornimenti della marina impegnati a soccorrere sia i militari sia i civili. Sono presenti le grandi navi, potenti e nello stesso tempo vulnerabili: grandi corazzate, le meraviglie della tecnica navale per potenza, sono messe fuori combattimento dalle mine. Inoltre le armi diventano facilmente obsolete, cioè superate da altre nuove invenzioni.

Dove si combatte

La guerra investe quasi tutto il mondo: non si combatte solo in Europa, ma anche in Medio Oriente, dove si affrontano gli eserciti dell’Impero Ottomano e quelli della Gran Bretagna che vuol difendere le sue colonie e mette in campo uomini di diversa nazionalità, come indiani, australiani, neozelandesi, canadesi.
Certi combattimenti restano impressi nella memoria storica: sul fronte occidentale la linea di combattimento non si sposta fino al 1918 e avvengono gli scontri più sanguinosi come ad Ypres – città belga - dove vengono usati per la prima volta i gas asfissianti. A Verdun in lunghi mesi cadono numerose vittime sia fra i francesi sia fra i tedeschi. Sul fiume Somme vengono introdotti dagli inglesi i primi, ancora rozzi, carri armati. Nel 1918 avviene l’ultima grande offensiva tedesca, in cui i soldati del Kaiser si distinguono per rapidità, tuttavia vengono bloccati da francesi, inglesi e americani fino alla resa.
Sul fronte orientale i tedeschi, già impegnati in Francia, grazie al brillante generale Hindenburg vincono a Tannenberg e ai laghi Masuri, in scontri rimasti famosi. Meno favorevole è la sorte degli austriaci che nel 1916 subiscono una controffensiva russa; tuttavia poco dopoi russi si trovano in difficoltà per mancanza di approvvigionamenti. Nel 1917 la rivoluzione bolscevica determina la fine dello zar e i russi si ritirano dal conflitto firmando con i tedeschi e gli austriaci la pace Brest-Litovsk.
Sul fronte italiano i combattimenti iniziano nel 1915: gli italiani pur sferrando numerosi attacchi trovano difficoltà in una difficile guerra alpina. Disastroso è il 1917, in cui gli italiani subiscono un pesante attacco da forze austriache e anche tedesche, seguito dalla ritirata a Caporetto. L’Italia compie poi un enorme sforzo, anche con l’aiuto degli alleati, e riesce a riprendersi fino alla vittoria di Vittorio Veneto.
Nel Medio Oriente i combattimenti coprono una vasta area che va dalla Mesopotamia, alla Palestina, all’Arabia, all’Egitto, fino al canale di Suez.
La guerra sul mare è fondamentale in una guerra che ha bisogno di continui approvvigionamenti: con il blocco navale inglese nel Mare del Nord la Germania si trova privata dei rifornimenti, a questo reagisce con l’uso dei sottomarini che operano nell’Atlantico preoccupando gli Stati Uniti.
La Flotta di Alto Mare, grande vanto della Germania che ha attirato l’odio della Gran Bretagna, dà una limitata prova di sé. Nella battaglia navale dello Jutland, vicino alla Danimarca, le due grandi marine tedesca e inglese si scontrano in un combattimento da cui non emerge chiaramente un vincitore: da allora il gioiello navale tedesco non affronta più il mare. Inizia la “guerra sottomarina illimitata”: tutto passa ai sommergibili che hanno l’ordine di attaccare indiscriminatamente qualunque bastimento nemico; ciò causa un ulteriore danno alla Germania per l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America nel 1917. Gli americani possono rifornire abbondantemente l’Intesa sollevando le sorti franco-inglesi e decretando la sconfitta dei tedeschi.
Nel 1918 viene dichiarata la conclusione della guerra prima con la sconfitta dell’Impero Ottomano, poi dell’Impero Austro-Ungarico, infine dell’Impero Germanico. I tre Imperi cadono e nel 1919 firmano paci separate: famosa quella di Versailles.


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