Storia flash: Rivoluzioni economiche del passato


Per gli storici due sono i cambiamenti più significativi dell’economia dell’umanità: la rivoluzione agricola e quella industriale. Rivoluzione è termine proprio dell’astronomia, riguarda il moto dei corpi celesti. In storia ed economia è usato come modello per interpretare i fenomeni di cambiamento – lento o rapido, graduale o violento - giunti a situazioni profondamente diverse da quelle precedenti.
1. La rivoluzione agricola del 10 000 o del 7 000 a.C., avvenuta nell’età Neolitica, segna un lungo e faticoso passaggio da un tipo di economia ad un altro. Dall’economia predatoria, quella di caccia, di pesca e di raccolta dei frutti spontanei della natura, si passa all’economia agricola, basata sulla produzione gestita dall’uomo di piante -agricoltura- e di animali – allevamento -.
2. La rivoluzione industriale iniziata nell’Inghilterra della metà del Settecento.

Confronto tra le due rivoluzioni

Nell’economia agricola la maggioranza lavora in campagna, una minoranza lavora nell’artigianato e nel commercio. Si usa una particolare fonte energetica, quella dell’energia animata: energia chimico-biologica – piante e animali -, energia muscolare – lavoro manuale -.
Nell’economia industriale una minoranza lavora in campagna, la maggioranza lavora nell’industria e nelle attività connesse – mercati, servizi, banche,.. -. Si usa soprattutto energia inanimata e meccanica – carbone, macchine di metallo, petrolio,.. -.
Per la Rivoluzione Industriale occorre analizzare una serie di processi demografici, economici, tecnologici avvenuti nell’Inghilterra del Settecento. E’ possibile distinguere due aspetti:
1. I cambiamenti più lunghi e graduali, cioè le premesse dello sviluppo industriale;
2. Il take off o decollo, cioè cambiamenti profondi con conseguenze ben evidenti in tempi brevi.

Collegamenti fra economia e andamento demografico

La demografia, cioè lo studio dell’andamento della popolazione, è basata su dati statistici su cui esprimere ipotesi e congetture per i secoli che precedono il 1750; dal 1750 ad oggi si ottengono dati più precisi.
In Occidente si passa dall’alto livello demografico dell’ultima fase dell’impero Romano, attorno al 200 d.C., al grave calo demografico fra il 543 e il 600, fino al bassissimo livello del Settecento. Tutto avviene per la caduta dell’Impero Romano, le invasioni barbariche dei germani e una serie di epidemie.
Vi è una lenta e graduale ripresa dopo il 700 con l’età dei Carolingi.
E’ sostenuta la crescita tra il 1150 e il 1300, crescita che indica il passaggio fra l’Alto Medioevo – quello più in difficoltà - e il Basso Medioevo che inizia con il noto anno Mille.
Nonostante il declino demografico del Trecento, quello dell’epidemie di peste (vedi il Decamerone di Boccaccio), vi è una rapida ripresa demografica nel Quattrocento arrivando ad un’epoca prestigiosa, quella del Rinascimento.
Dopo il 1492, con le scoperte geografiche e le risorse di Asia, Africa e Nuovo Mondo, l’Europa gode di una costante crescita con un aumento delle nascite e un calo della mortalità. Attraverso momenti di regresso e momenti di ripresa, si procede a un miglioramento generale che porta alla Rivoluzione Industriale.

Prima Rivoluzione Industriale: il decollo industriale dell’Europa e dell’America

L’industrializzazione si diffonde rapidamente in Europa e nell’America del Nord fra il Settecento e l’Ottocento. Si individuano due fasi: la Prima Rivoluzione Industriale del 1750 – basata sul carbone e sul ferro - e la Seconda Rivoluzione Industriale del 1850 che riguarda la diffusione dell’elettricità, della chimica, del petrolio.
Date le premesse, la demografia in crescita è legata ad un aumento del benessere in campagna, quindi sono accresciuti i bisogni quotidiani – cibo, casa e vestiario – con il corrispettivo aumento dei consumi, soprattutto dei tessuti. Nell’avvio è trainante il settore del tessile.
L’aumento dei consumi mette in moto sia le risorse materiali sia le risorse umane; le risorse materiali sono le materie prime necessarie per il tessile ossia ferro, carbone, lana, cotone…. Si esce dell’artigianato per arrivare ai primi opifici antenati delle nostre industrie. Le risorse umane comprendono la manodopera, cioè la presenza di operai che sono ex contadini che lasciano la campagna per vivere in città, di artigiani-inventori che con filatrici e telai meccanici dispongono di una tecnologia più produttiva. Possono offrire tanti prodotti che soddisfino la domanda dei consumatori: si crea un attivo sistema di mercato basato sul rapporto fra domanda e offerta, con le inevitabili conseguenze sulla ricchezza e sull’occupazione.
Dall’industria tessile viene incrementata l’industria estrattiva e siderurgica: ferro e carbone diventano gli elementi base della produttività. Seguono l’industria meccanica, quella cantieristica e l’edilizia per lo sviluppo di grandi città – centri e produttivi e commerciali -.

Quadro generale

Sono favoriti i paesi che dispongono di quelle materie come ferro e carbone, che sono presenti in buona quantità nell’Europa del Nord. Il ferro in un primo momento proviene principalmente dalla Svezia, in seguito anche da Inghilterra e Francia. Non manca un intraprendente ceto di imprenditori pronti a investire capitali nelle nuove industrie. La tecnologia procede non per gli elementi culturalmente più elevati, ma per artigiani creativi e pieni d’inventiva. I grandi opifici funzionano anche perché si dispone di una grande riserva di manodopera non specializzata e pagata a basso prezzo: quei contadini che abbandonano la campagna dove non trovano lavoro e cercano a stento un po’ di fortuna in città. Non mancano per questo gravi problemi sociali che creano disordini e rioni degradati.

Diffusione dell’industria

Dopo l’Inghilterra l’industria si diffonde in Francia e in Belgio con la costruzione di ferrovie e di grandi opere pubbliche – canali, riassetti urbanistici,… -. Fra il 1840 e il 1860 si diffondono ferrovie un po’ in tutta Europa. Il trend dell’economia industriale si caratterizza con un continuo aumento di popolazione, ricchezza, tecnologia.
Lo sviluppo tecnico produttivo segue un andamento ciclico – espansione, crisi, depressione, ripresa – e può andare incontro a fasi di difficoltà, come la grande depressione del 1873-1895 causata dall’internazionalizzazione dei mercati, dalla concorrenza dei grani americani in competizione con quelli europei, dalla riduzione della manodopera con l’introduzione di più efficienti macchine.
Importante diventa anche l’economia degli Stati Uniti e si prepara un nuovo capovolgimento economico.

La Seconda Rivoluzione Industriale

Nella seconda metà dell’Ottocento avviene una nuova trasformazione: vi sono nuove opportunità grazie alla diffusione dell’elettricità, che viene diffusa e trasportata con capillari sistemi di reti. Si creano le industrie chimiche; è introdotta una nuova fonte energetica come il petrolio che in certi casi sostituisce il carbone.
Anche le industrie aumentano di dimensione sostenute da capitali sempre più ampi con la formazione di concentrazioni industriali – holding, trust, cartelli -.
Si presentano sulla scena i cosiddetti “second-comers”, arrivati all’industria più tardi ma capaci di una produzione di buon livello che impensierisce le più mature economie industriali. Si tratta della Germania spinta da un impulso produttivo dato dalla politica di espansione e di guerra; degli U.S.A. favoriti dal territorio vasto e ricco di risorse e dalla costruzione della ferrovia dall’Atlantico al Pacifico.


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