Storia Flash: Antisemitismo e Israele


Tutto inizia con l’antica storia del popolo ebraico, popolo monoteista che si pone al di sopra degli altri popoli per la sua credenza in unico Dio e che, nelle sue alterne vicende storiche, conosce momenti drammatici come vedere distrutto del suo centro religioso, il Tempio di Gerusalemme.
Nel 70 d.C. Vespasiano e Tito, imperatori romani, conquistano la Palestina e ha inizio la diaspora, cioè la dispersione degli ebrei in Africa, Spagna, Italia e Nord Europa.

Ebrei separati dai Cristiani

Gli ebrei rimangono separati dalla maggioranza della popolazione, che è cristiana e li guarda con preoccupato disprezzo.
Non possono accedere alla proprietà fondiaria e al lavoro agricolo, che in età medioevale sono la base dell’economia, e per questo si dedicano ai commerci e imprestano denaro ad interesse. Questo per i cristiani è il peccato di usura, colpa particolarmente esecrabile.
Le uniche attività permesse agli ebrei sono quelle finanziarie o le libere professioni, come il medico, il farmacista.
Generalmente gli ebrei sono costretti a vivere in isolamento nelle città – cioè nei ghetti -, devono rispettare il coprifuoco – oltre una certa ore non possono uscire dal ghetto -, pagare alte tasse, subire punizioni severe.

Le Crociate, XI-XIII secolo

Nel 1096 con il fenomeno delle Crociate diventa difficile la vita per gli ebrei in Europa, costretti a scegliere o il battesimo o la morte. Prima di partire per la Terra Santa non sono rari i massacri di migliaia di ebrei, accusati dalla Chiesa di “deicidi”, cioè uccisori di Cristo. I crociati cristiani, che devono difendere la Terra Santa, considerano elemento di preparazione a tale compito dare l’assalto ai ghetti.

Peste del Trecento

Durante la peste nera del Trecento, grave epidemia che devasta l’Europa fra il 1348 ed il 1351, gli ebrei sono accusati di esserne la causa e vengono espulsi dalla Germania. Si spostano nell’Est europeo – Polonia, Lituania, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Russia – dove fondano prospere comunità.
Nell’Ottocento
Con l’Ottocento l’antisemitismo è ampiamente diffuso: in Francia suscita clamore “l’affare Dreyfuss,” dove un ufficiale francese, Dreyfuss, viene accusato ingiustamente di tradimento e incarcerato; poi per via di un moto di indignazione di francesi più illuminati viene riprocessato e riabilitato. In Russia sono frequenti i “pogrom”, ossia violenti assalti ai ghetti dove la gente sfoga la sua rabbia sui poveri ebrei che capitano a tiro. Persino la polizia segreta zarista, la okrana, diffonde la falsa idea di un complotto ebraico, che mira al dominio del mondo, e stende appositamente documenti falsi, noti come i Protocolli dei Savi di Sion.
In Germania, anche se in certi periodi le condizioni degli ebrei non sono tanto dure, questo non è gradito alla maggioranza dei tedeschi.
In genere verso gli ebrei si mantiene una certa diffidenza nel farli arrivare alle più alte posizioni nella giustizia, nella politica, nell’esercito, nelle università; nel diffuso clima di ostilità gli ebrei sono considerati quasi una “razza inferiore”. La reazione a quest’odio antisemita giunge nel 1897, quando sorge il Movimento Sionista con il proposito di liberare gli ebrei dalle discriminazioni e dai comportamenti razzistici.

Nel Novecento: Prima Guerra Mondiale

Con la I Guerra Mondiale gli ebrei, come gli altri europei, combattono nelle trincee e durante il conflitto ottengono che sia promulgata nel 1917 la dichiarazione del conte inglese Balfour, che si propone di creare un focolare ebraico in Palestina: quel paese che, fin dalle loro origini, gli ebrei considerano la “terra promessa”. Nel periodo successivo gruppi di ebrei emigrano e si insediano in Palestina, vengono a contatto con la popolazione locale da cui acquistano terreni per creare i loro kibbutz – fattorie che li portano a lavorare direttamente la terra, da cui sono stati a lungo lontani-.

Antisemitismo in Germania

In Germania sotto la Repubblica di Weimar, dove v’è un clima democratico e contro ogni oppressione, gli ebrei vivono liberi senza restrizioni, ma tutto cambia con l’avvento di Hitler e il nazismo. La fine della Germania democratica dipende dalle difficili condizioni economiche, aggravate dalla crisi degli Stati Uniti del 1929, nota come la Grande Depressione. La Repubblica di Weimar non sa dare utili risposte alle difficoltà del paese e questo apre la strada alla vittoria degli estremisti di destra, quei nazisti che accusano gli ebrei di essere la causa della crisi e che sono determinati ad espellerli. Convintamente si fa distinzione fra razza inferiore, gli ebrei, e razza dominante, cioè la razza ariana: gli ebrei non devono contaminare il sangue ariano.
Nel 1935 sono varate le leggi di Norimberga che discriminano gli ebrei privandoli dei comuni diritti civili, per cui non sono più cittadini tedeschi. In questo periodo sono boicottati negozi e aziende ebraiche; funzionari, professionisti, inseganti ebrei perdono il lavoro; è proibito macellare la carne secondo il rito ebraico; avvengono roghi pubblici di libri ebraici; sono già organizzati campi di concentramento, vedi Dachau. Si pensa alla Judenfrage – alla questione ebraica che si risolve con l’eliminazione di un popolo – secondo la politica ufficiale del governo nazista.

Campi di concentramento e Shoà

Nel 1938, in seguito all’uccisione di un funzionario tedesco dell’ambasciata a Parigi, avviene un terribile pogrom noto come la Notte dei Cristalli - Kristallnacht –-, dove sono incendiati e distrutti sinagoghe, negozi, imprese, case; vengono uccisi molti ebrei, molti sono arrestati, molti vengono deportati in campi di concentramento. In questo terribile clima alcuni emigrano in tempo negli Stati Uniti, molti altri restano bloccati in patria.
Nel 1939, con la Seconda Guerra Mondiale, si aggrava la persecuzione antisemita, nota è l’agonia del ghetto di Varsavia e purtroppo noto è il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Nel 1941 gli ebrei si devono distinguere con una stella di Davide gialla, cucita sugli abiti.
Nel 1942 con la conferenza di Wannsee, a Berlino, viene programmato un piano per sterminare e risolvere in modo totale la questione ebraica: la “soluzione finale”. Da qui la orrenda fase storica, nota come Olocausto o Shoà.
Nel 1945, con la fine della guerra, gli ebrei sono liberati dai campi pervia della sconfitta dei nazisti; secondo le ricerche del centro Wiesenthal resta il terribile bilancio di 6 000 000 di ebrei deceduti

Guerre arabo-israeliane:1948-1973

Dopo la Seconda Guerra, per decisione dell’ O.N.U. – Organizzazione delle Nazioni Unite - si forma lo stato di Israele in Palestina, dove si contrastano lo stato ebraico con lo stato palestinese. La Palestina, che le potenze internazionali hanno affidato in precedenza al controllo della Gran Bretagna, non accetta la presenza del nuovo stato, da qui la formazione della lega araba, che riunisce diverse popolazioni – Egitto, Arabia Saudita, Siria, Iraq, Libano,… -.
I contrasti tra ebrei e musulmani determinano tutta una serie di guerre, come quella del 1948, che Israele chiama Guerra di Indipendenza: si afferma la volontà degli israeliani di creare una buona forza militare e di restare saldamente in Palestina. Invece dalla parte dei palestinesi si parla di Guerra della Catastrofe, anticipatrice di tempi oscuri.
Nel 1956 scoppia un’altra guerra: Israele, attaccata dall’Egitto, vince di nuovo.
Nel ’67, nella la guerra dei 6 giorni, i nemici di Israele formano una coalizione di Egitto, Giordania e Siria e, pur essendosi uniti, vengono vinti; inoltre Israele occupa parte di Gerusalemme, Gaza, l’area del Golan e la penisola del Sinai.
Nel 1973 scoppia la guerra dello Jom Kippur, che prende il nome da una festività ebraica. Israele è colta di sorpresa da Egitto e Siria, ma reagisce contrattaccando e con tenacia resiste.
I contrasti arabo-israeliani continuano e ancora non sono conclusi


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