Storia flash: Germania fra Ottocento e Novecento


Germania: da più stati a un solo impero

La Germania dal Medioevo fino all’Ottocento non è un paese unitario, ma è formato da tanti stati e staterelli, si unificherà solo con il XIX secolo. Elemento dominante di questa unificazione è la Prussia del Nord-Est, regno che durante i secoli ha raggiunto una buona estensione sotto la dinastia degli Hohenzollern.
Oltre alle divisioni territoriali vi sono anche due divisioni religiose: la Prussia è protestante e la Baviera, stato di un certo rilievo, è cattolica.
Accorto promotore della unificazione è il cancelliere, ossia chi guida il governo del paese, Bismarck.

Il grande cancelliere

Otto von Bismarck è l’esponente di quel gruppo sociale, gli Junker, nobili terrieri che in passato hanno avuto ostilità verso la monarchia accentratrice degli Hohenzollern e che nell’Ottocento ne diventano un pilastro fondamentale.
Bismarck vive all’epoca del movimento nazionalistico dei liberali tedeschi che aspirano a una nuova Germania unita e libera. Egli, da vero Junker, ha posizioni conservatrici a favore della tradizionale monarchia autoritaria, ma è in linea con quanti vogliono una nuova Germania unita. Infatti riesce ad unificarla mettendo in campo il forte esercito prussiano e attraverso precise tappe che sono la guerra alla Danimarca nel 1864, quella all’Austria nel 1866, infine quella alla Francia, vinta a Sedan nel 1870. La politica aggressiva del cancelliere riesce in pochi anni a condurre sotto la Prussia tutti gli stati tedeschi, anzi con Sedan annette anche l’Alsazia e la Lorena francesi.

Fine Ottocento: il Reich

Bismarck domina con il suo autoritarismo la Germania, diventata il Secondo Reich, uno stato grande e potente. Il Reich è formato da 25 laender, ossia regioni autonome ma dipendenti da un unico Kaiser o imperatore, che è Guglielmo I. Questi è consigliato dal suo cancelliere, Bismarck appunto, che è direttamente responsabile verso il Kaiser e non verso organi rappresentativi. Questi ultimi sono il Parlamento – Reichstag, eletto dai tedeschi con un sistema che favorisce i ceti più forti – e il Senato – Bundesrat, con i rappresentati dei vari laender -. Prevalgono l’elemento prussiano e una burocrazia di origine prussiana, impegnati a costituire un esercito efficiente e un’industria in rapido sviluppo.

Politica fra autoritarismo e saggezza

La figura forte di Bismarck è su posizioni del tutto conservatrici contrarie a profondi cambiamenti politici e sociali. Anche se dà spazio a partiti moderati, entra in contrasto con partiti di netta opposizione, come il partito del Centro Cattolico, forte in Baviera, contro cui si inizia una lotta culturale - la Kulturkampf – , abbandonata in seguito. È anche in contrasto con il partito socialista, l’S.P.D. detto social-democratico, ispirato a mutamenti sociali a favore dei ceti lavoratori e del tutto in contrasto con lo spirito degli Junker e della borghesia più ricca.
Bismarck, tuttavia, guida il paese con mano salda e responsabile e riesce a trovare un punto di equilibrio fra i vecchi proprietari terrieri e i nuovi borghesi arricchiti con lo sviluppo industriale. Inoltre se da una parte emette le leggi anti-socialiste contro l’S.P.D., dall’altra è l’iniziatore dello “stato sociale” e provvede a quelle classi lavoratrici fondamentali per un’industria sempre più forte. Emette leggi sociali che prevedono la mutua, l’assistenza negli infortuni e le pensioni: lo stato stesso si preoccupa di fornire strutture e servizi alle classi meno abbienti. Vengono anche costruiti quartieri destinati a operai e lavoratori.

Ricca economia

In economia sono varate tariffe doganali che limitano l’importazione di prodotti stranieri, competitivi con quelli tedeschi. Si tratta di una posizione protezionista, che protegge l’industria del paese, come vogliono gli industriali impegnati a sviluppare sempre di più le abbondanti risorse minerarie e le capacità lavorative dei tecnici e degli operai della Germania. Inoltre si segue anche la tattica del dumping, cioè all’estero vengono vendute le merci tedesche a un prezzo più basso che in patria. Tutto per trovare sbocchi a un’economia così dinamica: la Germania entra in contatto con l’Impero Ottomano, dove ottiene concessioni per costruire una serie di reti ferroviarie.

Politica estera

In politica estera Bismarck mostra prudenza e, rendendosi conto che la Germania in pochi decenni è diventata un grande impero, si dichiara “sazio” di conquiste e non va a cercare nuova acquisizioni soprattutto sul piano delle colonie; non si mette in urto con i già esperti colonizzatori inglesi e francesi. Infatti in una delle tante guerre fra Russia e Turchia, nel 1878, Bismarck promuove il Congresso di Berlino dove diplomaticamente cerca di conciliare gli interessi delle potenze più forti, Austria, Russia e Inghilterra. In seguito continua la sua abile politica diplomatica per non isolare la Germania e stringe accordi con Austria, Russia e Italia.
Tutto cambia nel 1890 con la morte di Guglielmo I e la salita al trono di Guglielmo II che, non avendo un buon rapporto con Bismarck, lo spinge a lasciare la scena politica. Si passa da un autoritarismo prudente ad un autoritarismo aggressivo intriso di nazionalismo e di colonialismo.

Germania 1918-1919, il disorientamento dei tedeschi

C’è il clima che prepara alla I Guerra Mondiale: quando i tedeschi costruiscono una grande marina da guerra, si aggrava l’ostilità fra Germania e Gran Bretagna sul piano della tecnologia e per il dominio dei mari. Scoppiata la Grande Guerra che rappresenta per i tedeschi un grande sforzo unito a molti lutti, come succede per gli altri belligeranti, la situazione del paese è molto critica e aggravata dalle clausole della pace di Versailles.
Dopo la guerra prevalgono gli interessi dei vincitori, Francia e Gran Bretagna: la Germania è duramente punita e ridotta a rango di potenza inferiore. È imposto l’annullamento del trattato di Brest-Litovsk e di Bucarest e quindi la perdita dei territori che i tedeschi avevano acquisito dal Baltico alla Bielorussia. Sono perse tutte le colonie che la Germania aveva acquisito in Africa e in Asia. I tedeschi vengono privati di terre di gran significato, come l’Alsazia e la Lorena tanto reclamate dai francesi, come l’area della Saar controllata per 15 anni dai francesi, come i Sudeti concessi alla Cecoslovacchia, e soprattutto come il cosiddetto “corridoio polacco” e la città di Danzica che separa il corpo della Germania da una porzione ad Est.
L’umiliazione si impone anche sul piano economico: il pagamento di pesanti riparazioni di guerra e la firma di patti doganali che favoriscono il commercio dei vincitori.
Per indebolire i tedeschi militarmente si impone una smilitarizzazione, cioè la riduzione dell’esercito, e la consegna della grande Flotta d’Alto Mare. Come reazione questa si autoaffonderà in un’isola del Nord della Gran Bretagna.
Il popolo tedesco avverte una umiliazione totale.


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