Storia flash: Gli Stati Uniti, Colonie e Rivoluzione


Occupazione del Territorio

Da tempi lontani il Nord-America conosce immigrazioni di popoli: si parla di popolazioni siberiane che dall’Eurasia passano all’America attraverso lo stretto di Bering. Sono i pellerossa sparpagliati su un’area vastissima, destinati a sparire dopo l’arrivo degli europei.
Nel Medio Evo gli europei sono fermi al Mediterraneo e vedono l’ignoto nell’oceano Atlantico, anche se i popoli affacciati sull’Atlantico già affrontano acque sconosciute, come i navigatori vichinghi che toccano le coste di Islanda, Groenlandia e del Nord-America. Solo dopo il 1492, con Cristoforo Colombo, il continente americano entra nel campo di azione degli europei: spagnoli e portoghesi già nel ‘500 occupano con straordinaria rapidità il Sud e il Centro- America; il Nord-America è colonizzato più lentamente alla fine del ‘500, è terra di conquista per francesi, inglesi, olandesi, svedesi.

I Colonizzatori

I francesi sono cattolici e poco numerosi, ma si muovono su ampi spazi, e sono dediti alla caccia e all’esplorazione; giungono nell’attuale Canada e scendono fino al Mississippi.
Gli inglesi sono più numerosi e con continui flussi migratori, fra ‘500 e ‘600, creano stabili colonie. Sono vari gruppi protestanti che lasciano l’Inghilterra per contrasti religiosi con l’anglicanesimo, ossia la chiesa ufficiale inglese; si uniscono agli inglesi altri protestanti perseguitati nel loro paese, come tedeschi e francesi ugonotti.
I coloni sono in parte marinai, esploratori e cacciatori; inoltre vi è molta gente disposta a stanziarsi in nuovi territori: famiglie di artigiani e contadini poveri in cerca di fortuna, gruppi religiosi perseguitati in patria; aristocratici che ottengono con donazioni regie grandi proprietà terriere; non mancano neppure fuorilegge fuggiti dal loro paese per evitare la giustizia.
In questa varietà di uomini e donne prevalgono gli anglo-sassoni; molto attive sono proprio le comunità puritane contrarie alla chiesa ufficiale inglese, le quali sostengono con intransigenza la loro fede e i principi di uguaglianza fra uomini e di libertà individuale e religiosa; esaltano anche la laboriosità propria del pioniere che “si fa da sé”.

Le Colonie

Le colonie hanno un intero territorio ricco di risorse abbondanti e di vario tipo. A Nord abbondano caccia, pesca, legname, pellicce; al Centro sono possibili coltivazioni di cereali e allevamenti di bovini e cavalli; al Sud si impiantano piantagioni di tabacco, riso, indaco, cotone e qui, nonostante la proclamata uguaglianza fra uomini, lavorano schiavi neri.
Virginia
Sulla costa atlantica i primi difficili stanziamenti avvengono in Virginia, così nominata in onore di Elisabetta I – regina non sposata -. La colonia si sviluppa stabilmente dal 1607, grazie ad una società per azioni dedita ai commerci internazionali; poi diventa ricca per le piantagioni di tabacco.
New England con Boston
Più a Nord si forma il New England, dove sorge la città di Boston, sede dei “padri pellegrini”: sono quei puritani perseguitati dalla chiesa d’Inghilterra, che con la loro morale e laboriosità imprimono una precisa impronta al Nuovo Mondo.
Maryland con Baltimora
Per dare spazio ai cattolici, odiati dagli inglesi protestanti, è fondato il Maryland per iniziativa di aristocratici cattolici, sotto la guida di lord Baltimore; da qui la città di Baltimora.
Nuova Amsterdam e New York
In un’area prima occupata da olandesi, fondatori della città Nuova Amsterdam, s’insediano gli inglesi che comprano la città, nominandola New York: è un importante centro commerciale.
Pennsylvania con Filadelfia
La Pennsylvania è una colonia nata, per concessione regia e come rifugio per diverse fedi religiose, sotto la guida di W. Penn. E’ fondata Filadelfia, ossia città dell’amore fraterno. Diventa un distretto ricco, popolato da inglesi, tedeschi renani, ugonotti francesi: uomini d’affari devoti e sobri, impegnati in fattorie, in officine e nei commerci internazionali.
A Sud due Caroline e Georgia
Nel Sud si formano la Carolina del Nord e quella del Sud: la prima con piccole fattorie abitate da protestanti, la seconda con piantagioni che sfruttano schiavi neri.
La Georgia è colonia-rifugio che ospita debitori in difficoltà e che, pur ostile ai latifondi e alla schiavitù, è adatta alle piantagioni. Dopo la fondazione passa sotto il controllo del re e i divieti sulla schiavitù sono eliminati.
Il West
I più audaci - cacciatori, mercanti di pellicce, avventurieri, coraggiosi contadini che dissodano terreni nuovi – si spingono nell’area lontana dalla costa: un ambiente selvaggio dove si scontrano con gli indiani pellerossa.

Lotte Varie e Guerra dei Sette Anni

Nel ‘700 l’America anglofona stanziata sulla costa è formata da13 colonie; mentre il territorio del Canada, del fiume San Lorenzo e lungo il Mississippi è francofono.
Gli scontri, inevitabili per i colonizzatori, sono quelli con le tribù autoctone dei pellerossa: è un continuo succedersi di attacchi e di tregue.
Per il futuro del Nord-America è fondamentale l’ostilità fra anglofoni e francofoni, che rientra nella rivalità delle rispettive madrepatrie, Francia e Inghilterra, per il dominio dei mari e delle colonie transoceaniche.
Nella guerra dei 7 anni – 1756-1763 -, accanto al conflitto che coinvolge più stati impegnati a spartirsi territori in Europa, si giocano la supremazia navale Francia e Inghilterra; vince
l’Inghilterra che diventa una superpotenza e nel Nord-America strappa il Canada ai francesi.
Anche i coloni americani contribuiscono con aiuti militari e finanziari alla vittoria inglese e, per ordine della madrepatria, devono bloccare i loro commerci con i coloni francesi, per impedire a questi ultimi di ricevere rifornimenti dai porti dell’Atlantico. Ma dopo la guerra i coloni non sono ricompensati per i loro aiuti, anzi ricevono dalla madrepatria un trattamento più duro di prima.

Sistema economico inglese – il mercantilismo – e contrabbando

La potente Inghilterra si trova in difficoltà con le 13 colonie americane, sempre più contrarie al “mercantilismo” della madrepatria.
Nelle colonie il governo di Londra vede una ricchezza da sfruttare soprattutto a suo vantaggio e impone leggi protezionistiche: i noti Atti di navigazione che proteggono l’economia inglese e stabiliscono numerosi divieti ai coloni. Gli americani devono solo commerciare con l’Inghilterra e non possono comprare e vendere beni con i vicini francesi, spagnoli, portoghesi.
Le colonie del Sud possono ancora avere un tornaconto, perché nelle piantagioni producono tabacco e cotone, merci richieste dalla madrepatria, che le usa nelle industrie tessili e che rivende con profitto in tutta Europa. Tuttavia, dopo la guerra, anche i coloni meno antibritannici reclamano più libertà di commercio, perché vogliono vendere i loro prodotti direttamente nei paesi europei, intaccando i ricchi affari dei mercanti londinesi.
Più profondo è il risentimento al Nord, dove gli agricoltori delle piccole e medie fattorie producono cereali, carne e lana: merci che i mercati inglesi assorbono solo in parte. E’ anche grande lo scontento degli artigiani per la proibizione di sviluppare industrie manifatturiere: le industrie inglesi non devono temere la concorrenza americana.
In conclusione un solo tipo di commercio si diffonde: quello illegale, ossia il contrabbando con i coloni spagnoli, portoghesi e francesi. Molti sono i prodotti importati abusivamente dai Caraibi.
Imposte, dazi e dogane
Il contrabbando è contro la legge, però data la lontananza è poco controllato da Londra; ma quando il governo inglese diventa meno tollerante, invia nei porti funzionari doganali, dotati di pieni poteri per combatterlo severamente.
Per i costi della guerra dei 7 anni, l’Inghilterra ha bisogno di denaro e così spende meno per difendere le colonie dagli indiani e decreta tasse anche per gli americani. Nasce la formula “taxation wthaut rapresentation is tyranny”: i coloni non possono essere tassati dal parlamento inglese, perché non hanno loro rappresentanti nello stesso parlamento; tassarli è atto tirannico.
Alle tasse si aggiunge un altro affronto: i coloni non devono espandersi ad Ovest, nelle terre prima francesi oltre la catena degli Allegani, terre molto ambite dagli stessi coloni.

Rivoluzione Imminente

L’Inghilterra e re Giorgio III sembrano non cogliere la tensione delle colonie ed emettono, uno dopo l’altro, provvedimenti rovinosi.
La “stamp duty”, ossia la tassa sui documenti legali e sulle pubblicazioni, è imposta e poi ritirata; sono aumentati i dazi sui prodotti inglesi, come sul the. I coloni rispondono con il boicottaggio delle merci inglesi e, circa il the, acquistano di contrabbando the olandese, con grave danno dei mercanti inglesi. Grande è anche la rabbia dei distillatori di rum del New England per il “sugar act”, che aumenta i dazi sugli zuccheri importati.
Il governo inglese s’irrigidisce contro gli americani e contro i ribelli invia sempre più soldati britannici.
Da parte loro gli americani sono persone preparate, discutono di libertà contro tirannia e di diritti umani contro abusi regi; si tengono ovunque comizi e si pubblicano giornali e opuscoli. Uomini, come B. Franklin, T. Paine e altri, sostengono i ribelli e vedono solo nella indipendenza da Londra la possibilità di essere liberi. Si fa la rivoluzione.

Rivoluzione Americana

Molti incidenti fan presagire la guerra vera e propria, come il massacro di Boston, dove vi sono vittime e feriti in un tumulto iniziato, così si racconta, per via di ragazzi che lanciano palle di neve ad una sentinella. Famoso è il Tea Boston Party, una incursione contro la inglese Compagnia delle Indie, che ha il privilegio di vendere il suo the esente da dazi. Alcuni americani, travestiti da indiani, danno l’assalto a navi della Compagnia, ferme nel porto, e ne gettano a mare il the.
Dagli incidenti si passa all’organizzazione delle colonie che già da tempo sanno autogovernarsi e ora si preparano anche militarmente per raggiungere l’indipendenza. Centro delle decisioni sono i Congressi Continentali riuniti nella città di Filadelfia, dove i rappresentati delle colonie decidono di affidare al virginiano George Washington il comando di un esercito che diviene una forza militare unita, superando diffidenze e rivalità.
Fra il 1775 e il 1782 si combattono due eserciti molto diversi. Da una parte gli inglesi sono soldati ben addestrati ed equipaggiati, ma anche mal pagati, lontani dalla patria che ha difficoltà a rifornirli, poco sostenuti anche se affiancati da mercenari tedeschi. Dall’altra i coloni americani sono abituati alla guerra, certi sono veterani delle guerre contro gli indiani e di quella dei 7 anni. Molti sono i volontari, i “minute men” da arruolare in un minuto, che sono ben motivati e abili nella guerriglia, con cui mettono in difficoltà un esercito regolare grazie alla buona conoscenza del territorio. Sono forti tecnicamente per merito dei coloni di origine tedesca, che introducono e adattano i loro fucili da caccia. Si tratta di fucili a canna lunga e rigata, utili nelle imboscate e nei tiri micidiali; la canna rigata è un miglioramento delle armi da fuoco di fine ‘700. Questi saranno poi i fucili del Kentucky.

Guerra difficile e dispendiosa

Si presentano difficili operazioni per le due forze nemiche. Nello scontro di Bunker Hill, presso Boston, gli inglesi trovano difficoltà a trasferire i cariaggi sulla collina; i coloni si entusiasmano per la loro vittoria, che però non è decisiva.
I rappresentanti delle colonie riuniti nei Congressi Continentali, nel 1776, arrivano a proclamare l’indipendenza dall’Inghilterra: le 13 colonie diventano 13 stati autonomi.
Nel 1777 giunge la vittoria americana di Saratoga, dove falliscono i britannici che provengono dal Canada, territorio non più francese ma inglese.
Questi fatti danno prestigio ai coloni, che guadagnano l‘appoggio di popoli, che cercano qualche rivincita contro gli inglesi, potenti ma con molti nemici: per primi i francesi vinti nella guerra dei 7 anni, seguiti dagli spagnoli e dagli olandesi.
La guerra si svolge sia per terra sia per mare; per mare bisogna bloccare i rifornimenti inglesi e impedire la fuga di truppe lontane dall’Inghilterra.
Anche fra le colonie non mancano difficoltà, poiché non tutti gli americani sono ostili alla corona inglese, anzi nasce la divisione fra i Tories sostenitori dell’Inghilterra ed i Wighs sostenitori dell’America.
Nel 1781 arriva la svolta decisiva con la sconfitta inglese di Yorktown, in Virginia.
Per i costi militari e per i risultati lontani dalla vittoria l’Inghilterra cessa le ostilità e nel 1783 con il trattato di Parigi riconosce l’indipendenza americana.

Gli Stati Uniti d’America

Sotto la presidenza di Washington, nel 1787, si uniscono i delegati dei vari stati per stilare una Costituzione, documento fondamentale e che ha retto un grande paese fino ad oggi.
Sono previsti 13 stati, che devono essere autonomi e governarsi in base alle proprie differenze e peculiarità.
Per coordinare gli stati è istituito il Congresso, organo centrale al di sopra dei vari stati, che dirigere una politica estera comune, emette leggi sui commerci, sulla moneta unica e su materie che gli competono: è questo un sistema federale.
Si tratta di una repubblica federale – il re tanto odiato è rigorosamente abolito - che non si afferma con facilità, soprattutto per l’ostilità degli stati che la compongono e che temono di perdere la loro autonomia. Inoltre si aggiungono contrasti fra le ex-colonie, separate e litigiose, e fra ceti sociali molto divisi che vanno dai più ricchi - i possidenti di piantagioni e gli uomini d’affari della costa - ai più poveri come piccoli agricoltori, mercanti dei traffici minori e modesti artigiani.
La Costituzione repubblicana è democratica: è il popolo che elegge i suoi rappresentanti cui affida il potere; all’inizio prevalgono i ceti ricchi poi tutti, anche i poveri, possono essere elettori.
E’ basata sulla divisione dei poteri politici, quella indicata dai filosofi inglesi e francesi. Il potere legislativo è affidato al Congresso con due Camere, il governo o potere esecutivo al Presidente, il potere giudiziario alla Corte suprema. Anche ogni singolo stato al suo interno rispetta la divisione dei poteri.
Primo presidente è George Washington, che è a capo di un ordinamento capace di elevare il paese a grande potenza. Il sistema democratico promuove varie libertà - religiosa, culturale, commerciale, imprenditoriale - e favorisce il sorgere di molte industrie.
In politica estera il nuovo stato, nei primi tempi, segue una certa prudenza e soprattutto si tiene lontano dall’Europa, il continente vecchio da cui si è staccato e di cui si fida poco. Gli Stati Uniti sono un paese nuovo e giovane.


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